Inchiesta beni confiscati, azzerata la sezione misure di prevenzione di Palermo. Dopo i giudici Silvana Saguto e Lorenzo Chiaramonte ha lasciato l’incarico ricoperto nella sezione Misure di prevenzione anche Fabio Licata. Al suo posto subentra il giudice Giovanni Francolini.
Il presidente del Tribunale Salvatore Di Vitale ha accettato la decisione presa da Licata, che non è tra gli indagati ma che avrebbe riferito un’informazione riservata e appresa dal collega pm Dario Scaletta.
L’inchiesta della Procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni confiscati, che ha gettato ombre su nomine e presunti favori di cui avrebbero goduto i giudici del precedente collegio, ha portato all’azzeramento della sezione.
I primi tre indagati dalla Procura nissena sono stati Silvana Saguto, suo marito Lorenzo Caramma e l’avvocato e amministratore giudiziaria Gaetano Cappellano Seminara. Nei loro confronti sono stati portati avanti atti istruttori che, come spiegato dalla la Procura, sono stati compiuti per acquisire elementi di riscontro in ordine a fatti di corruzione, induzione e abuso d'ufficio, nonché delitti a questi strumentalmente o finalisticamente connessi. Successivamente sono saltati fuori anche i nomi di Tommaso Virga, ex membro togato del Csm, Lorenzo Chiaramonte, collega d’ufficio della Saguto, e il pm Dario Scaletta.
Adesso la sezione è completamente azzerata: per i sequestri e le confische di beni a Palermo si riparte con giudici del tutto nuovi, con un doppio scambio tra la sezione Gip e le misure di prevenzione.
È andata via anche Claudia Rosini, non coinvolta nell’indagine e che aveva chiesto il trasferimento da tempo: al suo posto Stefania Brambille, che dividerà il nuovo impegno con quello che ha in Corte d’assise, come giudice a latere del processo Stato-mafia, al fianco del presidente Alfredo Montalto. Altro giudice che Di Vitale ha destinato alla sezione misure di prevenzione è Vincenzo Liotta, proveniente dal civile e dalla fallimentare.
Il potenziale scandalo ha creato più di qualche preoccupazione all’Associazione nazionale magistrati, che teme una possibile delegittimazione della funzione giudiziaria, che potrebbe provocare un “diffuso senso di sfiducia, se non di perdita di credibilità della stessa funzione giudiziaria, con un danno di portata incalcolabile e difficilmente arginabile”.
CAMERA PENALE. "La vicenda giudiziaria che oggi colpisce il Tribunale di Palermo, al di là dell’accertamento cui è delegata l’Autorità Giudiziaria competente, pone all’attenzione il vero punto nodale della questione, che consiste nella stratificazione nel tempo dei medesimi soggetti che sono chiamati a gestire ed occuparsi esclusivamente dei procedimenti di misure di prevenzione". Lo scrive la Camera penale di Palermo, presieduta da Antonino Rubino, in una lettera inviata, tra gli altri, al Csm e al ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
"Il costante ripetersi dei medesimi nominativi ha di fatto creato un sistema di assegnazione degli incarichi che rende possibile la compenetrazione - si legge - e, dunque, la moltiplicazione diffusa di un potere di gestione in mano a pochi, da cui ne deriva un deficit di trasparenza, quanto meno in termini di percezione esterna. La Camera Penale di Palermo, al fine di prevenire ogni possibile forma di concentrazione di potere, conflitto di interessi ed eccesso di discrezionalità, in attesa di una indifferibile novazione normativa, ritiene necessaria l’abolizione della sezione specializzata e la conseguente assegnazione dei procedimenti di prevenzione alle sezioni ordinarie, secondo principi di turnazione".
CSM. Domani i vertici del Csm saranno a Palermo per incontrare i presidenti del Tribunale e della Corte d'Appello. Sul tappeto ovviamente la vicenda dei magistrati coinvolti nell'inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia, di cui il Csm si sta occupando con una pratica affidata alla prima commissione. Una missione che servirà a capire se ci siano i presupposti per una procedura di trasferimento d'ufficio.
Il "caso Palermo" è approdato al Quirinale. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha incontrato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel pomeriggio dopo la riunione del plenum dell'organo di autogoverno della magistratura.
«Siamo nella fase preliminare di valutazione dei presupposti - ha spiegatoLegnini - poi la commissione deciderà se deliberare l'apertura di una vera e propria procedura formulando un'incolpazione. Penso che ci siano ampie e fondate ragioni per avviarla». Non è ancora stabilito se la missione coinvolgerà l'intera prima commissione, e dunque se si procederà ad audizioni formali, o se si tratterà solo di un incontro preparatorio. Lo deciderà la stessa commissione in una riunione che si terrà domani. Della delegazione faranno sicuramente parte oltre a Legnini, i consiglieri Piergiorgio Morosini, Paola Balducci e Pierantonio Zanettin.
Scrive Alessandra Ziniti su Repubblica:
"Nel corso degli anni - prosegue la missiva - abbiamo, infatti, assistito ad una burocratizzazione dei procedimenti di prevenzione, le cui prassi applicative si sono spesso rivelate negative per i diritti fondamentali dei cittadini, soprattutto con riferimento al principio costituzionale di ragionevole durata del processo. L’unicità della sezione, sotto altro profilo, determina il consolidamento di una giurisprudenza essenzialmente uniforme, senza possibilità di visioni alternative che, attraverso il confronto tra sezioni e collegi diversi, possano accrescere la qualità dei provvedimenti e la competitività delle attività di gestione dei beni sottoposti a sequestro".
"Per tali ragioni, la Camera Penale di Palermo propone l’abolizione delle sezioni specializzate per la trattazione dei procedimenti per l’applicazione di misure di prevenzione, sia presso il Tribunale e sia presso la Corte di Appello di Palermo, con l’assegnazione dei relativi procedimenti alle sezioni ordinarie".