Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
06/10/2015 06:35:00

Marsala. Famà va in pensione: “Una vita per i beni culturali. Nave Romana presto in città"

Maria Luisa Famà, da qualche giorno non è più direttrice del Museo Archeologico Lilibeo di Marsala. Per lei è arrivato il momento della pensione.

Sono in pensione dal primo ottobre.

 

Qual è il suo bilancio di questa esperienza al Museo Lilibeo?

E' presto per farlo. Sono ancora molto emozionata per il grande cambiamento nella mia vita. Ho lavorato per 32 anni nell'amministrazione dei beni culturali, nella qualità di dirigente tecnico e archeologo. Ma ho cominciato molto prima, noi archeologi cominciamo a frequentare musei e parchi da giovani.

 

Una vita nei beni culturali la sua.

Se faccio il conto sono 42 anni. Una vita dedicata all'archeologia.

 

Gli ultimi 5 anni li ha passati a dirigere il Museo Archeologico Lilibeo di Marsala. Come sono stati?

I più duri, certamente. A causa della diminuzione dei finanziamenti abbiamo dovuto fare salti mortali per mantenere pulito il museo, ad esempio.

 

E' stato soprattutto l'anno scorso che si sono avuti i maggiori problemi.

Se siamo riusciti a non chiudere il museo al pubblico è stato grazie al fondamentale sostegno dell'Associazione Amici del Parco Archeologico di Marsala, presieduta dall'avvocato Nino Alabiso. E' stato un periodo molto difficile. In estate non pulire un museo è come chiuderlo, in inverno si può tirare. Ci è stato dato un aiuto lo scorso anno anche dal gruppo consiliare “Insieme per Marsala”, di cui faceva parte Arturo Galfano. Certe esperienze non sono leggere, il museo ha avuto questo sostegno, ma sono stati momenti pesanti.

 

Tante battaglie e tante polemiche anche per la questione delle aperture nei giorni festivi. Una vertenza che ha riguardato tutti i beni culturali siciliani.

Dipendeva dai sindacati e dalle vertenze che c'erano con la Regione, non da noi. Un'altra battaglia riguarda il fatto che molti marsalesi credono che il parco sia chiuso. Non è vero. C'è una cancellata, con una biglietteria a Porta Nuova. Un'altra battaglia che ho cercato di condurre è proprio questa, quella dell'apertura dell'ingresso dal viale di Porta Nuova. Ci sono riuscita grazie all'aiuto dell'allora sindaco Giulia Adamo, però ormai sono passati tanti anni.

 

Allora diciamolo, una volta per tutte...

Si può accedere al parco non solo dall'interno del museo ma anche dalla cancellata principale, dove c'è una biglietteria. Ma non è possibile che ancora molti marsalesi chiedono quando apre il parco. Abbiamo lavorato tutti i giorni per far conoscere il parco, con cicli di visite guidate, con il coinvolgimento delle scuole.

 

E' stato un punto su cui ha insisto molto questo, quello di far conoscere in ogni modo il Museo Lilibeo e il parco archeologico. Coinvolgendo associazioni, organizzando mostre, giornate di visita al parco, coinvolgendo le scuole.

Bisogna far vivere il parco. E quando mi dicono “ma il parco quando apre?” io la sento come una sconfitta. Che dobbiamo fare più di quello che abbiamo fatto? Per organizzare queste cose il direttore non basta. Per organizzare queste visite guidate servono diverse persone, è stato un laboratorio continuo.

 

L'ultimo evento da lei organizzato è la Mostra “Dalla cucina alla tavola dei lilibetano”. Mostra inaugurata venerdì scorso in cui ha annunciato che sarebbe terminata la sua esperienza di lavoro.

E' stata una bella coincidenza.

 

Evento a cui ha partecipato anche l'Istituto Alberghiero Abele Damiani di Marsala.

Ha dato un contributo molto bello. In occasione del rinfresco, sotto la direzione della professoressa Isaia. E poi le cantine Paolini che hanno offerto il Passito, a richiamo dell'antico “passum” di cui ci parla Plinio. La cui ricetta è molto simile a quella attuale. E' stato un momento molto importante per me di verifica che questo museo ha agito proficuamente in collaborazione con istituti, aziende, associazioni, e scuole.

 

Dottoressa Famà, va via lei e arriva la Nave Romana di Marausa. In questi mesi ci sono state tante polemiche sulla collocazione del relitto. Trapani o Marsala. Marsala o Trapani. Poi è arrivato l'assessore regionale Purpura e ha decretato che la Nave Romana deve andare a Marsala.

Molte persone hanno parlato, protestato, scritto. E hanno fatto finta di non sapere che noi, qui, abbiamo anche parte del relitto della nave sorella, la Sister Ship, sorella della Nave Punica. Abbiamo parte del relitto di una nave medievale scoperta al lido Signorino, i cui materiali sono esposti. Sarebbe stato in contraddizione con le linee guida di politica culturale dettate dall'Europa disperdere in diversi siti materiali che vanno logicamente visti contestualmente nello stesso scopo. Pensiamo a un turista che arriva qui e scopre che la Nave Romana si trova in un posto, la Nave Punica in un altro. Non è logico. Avremmo fatto una brutta figura.

 

Quando arriverà a Marsala la nave Romana?

Tra pochi giorni arriverà inscatolata. Ma potrà essere esposta al termine dei lavori di Invitalia, finanziati dal Ministero dei Beni Culturali, che prevedono l'allestimento espositivo della sala della nave Punica, l'allestimento della sala Lilibeo e grazie a questi soldi si potrà creare anche lo spazio espositivo di fianco alla Nave Punica per il relitto di Marausa. Chi criticava non sapeva che bisogna che ci siano i supporti, gli allestimenti e il personale. Al Museo c'è il personale di custodia. La cosa che mi ha sconvolto in questa polemica è stata la mancanza di logica.

 

In che senso?

Avevano proposto di esporlo nel cortile del Museo Pepoli. Una cosa illogica.

 

Il Museo Lilibeo adesso verrà diretto dall'architetto Enrico Caruso.

Sono felice di lasciare a lui il testimone. E' la persona più adatta, un profondo conoscitore dell'archeologica e con particolar riguardo all'archeologia marsalese. Autore di studi pubblicati su riviste nazionali e straniere, spesso invitato in congressi di livello internazionale di archeologia. E' un architetto archeologo. Conoscitore molto profondo del nostro territorio archeologico. Tra l'altro lui è molto legato al Museo. Perchè il Museo che allora si chiamava Baglio Anselmi è nato da una mostra organizzata nel 1984 nella Chiesa del Collegio che si intitolava “Lilibeo dalle origini al IV secolo d.c.”. Il museo attuale è nato da quella grande mostra, ed Enrico Caruso collaborò all'allestimento e alla progettazione di quella mostra. Ha anche diretto molti lavori di restauri architettonici.

 

In questo momento dirige il Parco Archeologico di San Giuseppe Jato.

Infatti al momento è ad interim. Spero però che resti a lungo a Marsala.

 

Qual è lo stato di salute dei beni culturali in Sicilia?

Ci vogliono soldi, tanti soldi. Senza soldi non si canta messa. Fino a quando le risorse economiche per i beni culturali continueranno ad essere in secondo piano rispetto ad altre allora ci saranno problemi. L'unica mia speranza è che i beni culturali possano risorgere – soprattutto per ciò che riguarda la conservazione dei beni – com'è giusto che avvenga.