Denise Pipitone non è a Potenza. La ragazzina che ha detto di essere la bambina rapita a Mazara del Vallo ha fatto uno scherzo. Di pessimo gusto. I Carabinieri di Potenza hanno prelevato, attraverso un tampone, un campione del Dna della bambina che - per fare uno scherzo, come ormai sembra definitivamente già accertato - ha "postato" dal suo computer, da Tito (Potenza), un messaggio su un account Facebook di Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, scomparsa nel 2004 da Mazara del Vallo, dicendo di essere proprio Denise: il campione è stato inviato ai Ris per una comparazione con il Dna di Denise.
L'accertamento è stato richiesto dalla Procura di Marsala La scorsa settimana, la trasmissione di Rai Tre "Chi l'ha visto?" ha reso noto il messaggio postato ad agosto sul social network in cui la bambina scriveva "Sono Denise mamma": il post sarebbe stato inviato da Tito, centro in provincia di Potenza in cui la famiglia della bambina vive da qualche anno, dopo aver abitato in un altro comune del Potentino, e prima ancora in Calabria. Dopo la pubblicazione del post su Facebook e la puntata di "Chi l'ha visto?", alcune telefonate sono giunte nella redazione della Tgr Rai di Basilicata.
Secondo quanto si è appreso in ambienti investigativi, la madre della ragazzina (che ha dato alla figlia il suo cognome, essendo stata abbandonata dal padre) non si sarebbe opposta in alcun modo al prelievo del Dna della figlia. Il padre della bambina, che non l'ha riconosciuta, porta lo stesso cognome di una famiglia di nomadi coinvolta nella prima fase delle indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone. La bambina che ha scritto il post su Facebook ha circa undici anni: all'arrivo dei Carabinieri nella sua casa, la bambina ha subito ammesso che si è trattato di uno scherzo. Denise è nata a ottobre del 2000, e oggi avrebbe quindi 15 anni: scomparve il primo settembre 2004, intorno all'ora di pranzo, mentre giocava davanti alla sua casa.
L'avvocato di Piera Maggio, Giacomo Frazzitta, ha definito "un protocollo ordinario" quello del prelievo del Dna, visti "alcuni elementi riconducibili al fascicolo in relazione al cognome": il legale ha spiegato di non essere a conoscenza dell'iter del test, ma in ogni caso "ci saremmo stupiti se la Procura non l'avesse fatto".