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13/10/2015 06:35:00

Trapani chiama Mazara, i favori tra Mulè e Bulgarella nelle carte dell'inchiesta della Dda

"Sono ferito ma non morto. Altro che mafioso, la mia storia dice tutt'altro e al momento giusto dirò dov'è il marcio". Reagisce così, in un'intervista pubblicata  da Il Tirreno, il costruttore trapanese Andrea Bulgarella, alle accuse rivoltegli dalla Dda di Firenze. L'anello di congiunzione con Cosa nostra, per gli inquirenti, è Luca Bellomo, nipote acquisito del boss Matteo Messina Denaro. Il costruttore replica anche alle accuse dei magistrati costruite anche sulle parole dei pentiti Giovanni Brusca e Angelo Siino, secondo i quali "Bulgarella era a disposizione di Cosa nostra". "Dirò al momento giusto dov'è il marcio. Io di marcio non ne ho. Brusca non mi conosce. Dice che sono cugino di Puccio. Tutte fesserie, parlano per sentito dire. Tutte le questure e le procure sanno chi è Andrea Bulgarella".

Ma dall'inchiesta che lo riguarda emergono aspetti sempre più controversi.  I suoi contatti spaziano dalla politica che conta all’alta finanza, fino - ma lui nega - all’imprenditoria ritenuta vicina al superboss Matteo Messina Denaro, Da quanto emerge dalle carte del decreto di perquisizione dell’antimafia, il costruttore trapanese Andrea Bulgarella – indagato insieme ad altre nove persone tra la quali il numero due di Unicredit Fabrizio Palenzona – può contare anche su buone entrature nel mondo dell’informazione: arriva addirittura a scomodare i vertici Rai per un servizio televisivo poco gradito che lo riguarda e si scambia favori con il direttore di Panorama Giorgio Mulè, originario di Mazara del Vallo. Trapani chiama Mazara, verrebbe da dire.

Niente di penalmente rilevante, ma nelle quaranta pagine scritte dai magistrati c’è un episodio che mette bene a fuoco la ragnatela di relazioni su cui può contare l’imprenditore che con i suoi alberghi ha fatto fortuna in Toscana negli anni ’90. Per capire bisogna fare un salto indietro di dieci anni. E’ il gennaio 2005. Milena Gabanelli in una puntata di Report racconta “La mafia che non spara“. Un intero servizio viene dedicato alla Calcestruzzi Ericina. Società che – ricostruiscono i pm fiorentini – “si è insediata negli stessi locali” e ha utilizzato gli stessi “impianti di produzione” della Calcestruzzi Valderice Ingrassia Giovanni S.r.l.. Quest’ultima, messa in liquidazione nel ’91, ha avuto come presidente del cda Bulgarella dal 1981 al 1985. In sostanza, scrive l’antimafia, la società non ha fatto altro che passare dalle mani di Bulgarella “a quelle del boss mafioso Vincenzo Virga”. Nel 2000 la Cassazione conferma la confisca della Calcestruzzi Ericina ai danni del capo del mandamento di Trapani, luogotenente di Riina,inviato da Marcello Dell’Utri a sollecitare un credito al presidente della Pallacanestro Trapani e condannato in primo grado per l’uccisione di Mauro Rostagno. Cinque anni dopo l’inviata di Report chiede a Bulgarella perché, sia lui che altri imprenditori, abbiano smesso di comprare calcestruzzo dall’azienda subito dopo il passaggio di gestione agli amministratori giudiziari. Il costruttore nega. La giornalista lo smentisce. Bulgarella “appare in difficoltà” anche quando dice di “non aver mai avvertito il peso della mafia”, annota l’antimafia.

Al costruttore l’intervista con al centro la Calcestruzzi Ericina non piace. E tenta in tutti i modi, senza successo, di evitare la sua messa in onda. Scrive addirittura una lettera all’allora presidente di Rai3 Paolo Ruffini lamentandosi del servizio. Il caso viene discusso in una riunione della commissione di vigilanza Rai, dove Bulgarella trova sponda nella presa di posizione in sua difesa dell’onorevole palermitano del centrodestra Pippo Gianni (estraneo all’indagine). Un intervento che per la Dda di Firenze “non è casuale“. Nel 2013, infatti, in occasione delle elezioni amministrative in Sicilia, il parlamentare viene intercettato mentre sollecita “l’assunzione di più soggetti” nell’albergo Monasteri Resort a Floridia, in provincia di Siracusa. “Sollecitazioni subito accolte” dal costruttore che ha telefonato alle persone segnalate, invitandole “a presentarsi (…) facendo riferimento espresso o implicito (“amici”) all’onorevole Gianni”.

Il resort siracusano è citato della carte anche a proposito dei rapporti tra Bulgarella e il direttore di Panorama Giorgio Mulè, anch’esso estraneo ai fatti contestati dall’antimafia fiorentina. “Le conversazioni intercettate evidenziano anche uno scambio di favori” tra i due, evidenziano i pm. Nel 2013, in alcune telefonate intercettate, il numero uno del settimanale della famiglia Berlusconi chiede all’imprenditore “di ospitare una coppia di suoi amici in uno degli alberghi di Trapani e di prenotare per lui una stanza” nel Monasteri di Siracusa dal 21 al 27 di luglio. Bulgarella subito si mette a disposizione, “ospitando gratuitamente gli amici dello stesso e prenotando per lui nell’albergo ‘Monasteri Resort’ di Floridia per una settimana di luglio”.  Mulè ringrazia. E promette al costruttore che nel prossimo numero dedicherà un’intera pagina all’hotel. “Gli chiede se preferisce che nell’articolo si faccia espresso riferimento anche al gruppo Bulgarella, ricevendo risposta affermativa”, scrive la Dda. Subito dopo, annotano infine gli inquirenti, il costruttore “telefona a Nello Bologna, amico suo e del Mulè, per informarlo dell’imminente pubblicazione dell’articolo riguardante il suo albergo, compiacendosi anche del fatto che se avesse dovuto pagare un’inserzione pubblicitaria avrebbe speso intorno a 10.000 euro ed il risultato sarebbe stato sicuramente meno efficace”.

Per il direttore di Panorama Giorgio Mulè,  "il decreto della procura di Firenze contiene notizie documentalmente false, ricostruzioni arbitrarie e valutazioni errate e fuorvianti".