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20/10/2015 00:10:00

Alcamo, esperti siciliani e tunisini a confronto sul vino. Attività del plesso "Gentile"

 Il risanamento e la gestione in sicurezza dei vitigni, una rete permanente di ricerca tra enti e laboratori in grado di rafforzare lo scambio di conoscenze e competenze, la sensibilizzazione di operatori del settore e imprese su nuovi modelli di promozione del vino, soluzioni localizzate per l’attrazione degli investimenti legati alla valorizzazione delle filiere vitivinicole.

Questi sono solo alcuni degli importanti risultati ottenuti da Divin, progetto di cooperazione che coinvolge la Strada del Vino Alcamo doc, il CNR, il Ministero dell’Agricoltura della Tunisia ed altri enti del Governo Tunisino e finanziato dal Programma di Cooperazione Transfrontaliera ENPI Italia-Tunisia 2007-2013.

I prossimi martedì 20 e mercoledì 21 ottobre ad Alcamo, nella sala istituzionale del Collegio dei Gesuiti (Piazza Ciullo 1), saranno resi noti i risultati scientifici frutto del lavoro svolto dai vari partner in diciotto mesi, condividendo strategie di valorizzazione e promozione del vino di qualità con gli attori delle filiere vitivinicole italo-tunisine.

Si parlerà di ricerca, innovazione e sviluppo della viticoltura mediterranea e del contributo del progetto DIVIN sul tema delle virosi delle vite, di ricerca scientifica e trasferimento tecnologico e di innovazione e opportunità di investimento nel settore vitivinicolo.

GENTILE. Continua l’attività didattica “Tradizione e identità” della Scuola dell’Infanzia del Plesso Giovanni Gentile di Alcamo, fortemente radicata nella consapevolezza scientifica che l’uomo ed il cittadino devono formarsi con una adesione viva e formale al territorio in cui vivono e alle identità che lo caratterizzano, guidata dalla dott.ssa Mattia Maria Grazia Fundarò e dall’insegnante di sostegno Filippo Accardi.

Stavolta gli alunni, in una sorta di percorso educativo demo-etno-antropologico hanno visitato, e contestualmente, constatato come si realizza, un altare votivo, realizzato in Alcamo, più esattamente dalla famiglia di Giuseppe Asta.

“Gli altari – afferma l’insegnante Mattia Maria Grazia Fundarò – si presentano come are votive addobbate con veli e altri preziosissimi decori, sui quali sono poste forme di pane lavorate, che rappresentano sacri simboli, vari tipi di pasta con condimenti diversi, frittelle di cardi e di finocchietti se1vatici, frutta, dolci e varie primizie”.

“Suggestive – continua l’insegnante Fundarò – sono le invocazioni – “Viva San Giuseppe” – , che si elevano al cielo. A sostenere ed alimentare le veglie notturne ed i momenti di preghiera, davvero tanti, sono il pellegrinaggio, i canti, le preghiere e musica di vario genere”.

“La preparazione dell’Altare di San Giuseppe – precisa la dott.ssa Fundarò – esercita una forza aggregante e socializzante sull’intero gruppo familiare, fra i vicini, fra gli amici, i conoscenti del quartiere e del paese: nell’impegno ad aiutare ed aiutarsi, con un forte spirito di corpo”.

“Riteniamo, come scuola , che nessuna formazione può essere adeguata al contesto in cui si vive, se non viene tesa a trovare nell’identità di un territorio, i fattori di armonia e condivisione che arricchiscono il bagaglio educativo e formativo dei nostri giovani. Sapere di essere è decisamente più importante che avere. Anche se la cultura del momento sta portando i nostri cittadini del domani a tendere la mano alle apparenze e alla caducità delle cose, piuttosto, come dovrebbero invece, all’essenza vera della vita” ha concluso l’insegnante Mattia Maria Grazia Fundarò lanciando un appello, anche alle istituzioni, per valorizzare queste identità, spesso affidate alla grande dedizione di alcuni cittadini, e che invece andrebbero rivalutati, impreziositi, promossi.