Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/10/2015 06:55:00

Il rapimento di Denise e gli zingari che rubano i bambini: pregiudizio duro a morire

E’ uno dei luoghi comuni più diffusi in Italia. Basta una frase come “Stai attento che ti rubano gli zingari” o un generico “Un mio amico li ha visti. Guidano un furgoncino bianco e prendono i bambini che trovano per strada” per generare ed alimentare l’ancestrale terrore che i nostri figli possano essere rapiti da estranei.

Secondo alcuni dati del 2014 del Pew Research Center, l’Italia è il paese europeo più intollerante nei confronti di rom e sinti sebbene molte delle persone intervistate abbiano dimostrato una conoscenza nulla o parziale della loro cultura.

Quella dei rom che rubano bambini è una delle leggende metropolitane che ritornano più spesso nei nostri fatti di cronaca. L’ultimo caso si ricollega direttamente alla scomparsa di Denise Pipitone. E’ di pochi giorni fa la notizia che una ragazzina di Potenza avrebbe contattato la madre di Denise per comunicarle di essere lei la piccola scomparsa nel 2004. Ammissione rivelatasi poi solo uno scherzo di cattivo gusto. Tuttavia, tanto è bastato per far ripartire l’invettiva nei confronti degli zingari. E’ bastato che il cognome della ragazzina corrispondesse a quello di una famiglia rom che anni fa viveva proprio nei pressi di Mazara. Il pregiudizio – una volta instillato nell’immaginario collettivo – ha bisogno di poco per essere alimentato.

Gli zingari che rubano bambini è uno degli stereotipi più radicati all’interno della nostra cultura. Alla vista di una coppia rom con un bambino dai tratti somatici diversi da quelli tipici scatta subito l’allarme. Successe così in Grecia alcuni anni fa quando una coppia venne fermata poiché con loro viveva una bambina bionda e con gli occhi azzurri. Si scoprì successivamente che la bambina era stata affidata alla coppia da un’altra famiglia rom bulgara impossibilitata a mantenere la piccola. Si trattò di un grande equivoco. Certamente una storia di indigenza e povertà dai contorni grigi che non fece altro che alimentare inutili stereotipi.
Storia simile in Irlanda nel 2014, quando due bambini rom vennero sottratti da quelle che – dopo le dovute analisi – si sarebbero rivelate le loro vere famiglie.

Una breve analisi dei dati ufficiali prova la falsità delle convinzioni popolari. Secondo i dati della polizia, nella maggior parte dei casi accertati di minori scomparsi si tratta di allontanamenti volontari o di sottrazione da parte di uno dei genitori. Soprattutto, non esiste alcun dato ufficiale che confermi l’effettivo valore della diceria sulle famiglie rom. Mancano, in sostanza, prove tangibili.

Ormai però il pregiudizio è diventato ineliminabile. Basta una bambina bionda in un campo rom o un furgone bianco che si aggira per le strade di campagna per ricominciare da zero.

Gianmarco Maggio - @GianmarcoMaggio