Corruzione, arresti eccellenti in Sicilia. Tre arresti da parte della polizia, a Palermo, per presunte tangenti. Si tratta di funzionari pubblici che avrebbero percepito “mazzette” per appalti. Due degli arrestati avrebbero percepito tangenti da un imprenditore agrigentino per un appalto di 26 milioni, bandito dal Corpo forestale della Regione Sicilia. In relazione a un altro progetto, risulta invece coinvolto il presidente di Rete Ferroviaria italiana e presidente dell’Azienda Siciliana trasporti, Lo Bosco.
In cella finiscono tre funzionari pubblici: due dipendenti del Corpo forestale regionale e Dario Lo Bosco, presidente di Rete ferroviaria italiana, nonché ex presidente dell’Ast e commissario della Camera di commercio di Catania. I reati contestati sono concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità. E’ un grosso giro di mazzette che avrebbero scoperto gli uomini guidati dal capo della Mobile, Rodolfo Ruperti e dal dirigente del sezione Reati contro la pubblica amministrazione, Silvia Como. L’inchiesta è partita dall’appalto da 26 milioni di euro aggiudicato per ammodernare la comunicazione della Forestale. La cosiddetta “Dorsale digitale”. E qui sarebbero entrati in gioco i due funzionari.
Vanno agli arresti domiciliari il professore Dario Lo Bosco, presidente di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) e due dirigenti del Corpo forestale, Salvatore Marranca e Giuseppe Quattrocchi. Al centro dell’indagine le mazzette che sarebbero state pagate da un imprenditore agrigentino, Massimo Campione, titolare di un’impresa di costruzioni, strade e impianti eolici. Nelle scorse settimane, i poliziotti della Mobile l’avevano fermato all’aeroporto Falcone Borsellino, nella borsa aveva una cartella scritta al computer con una serie di nomi, cifre e date, erano i riferimenti alle mazzette pagate per costruire le torrette antincendio in mezza Sicilia. Fra quei nomi, riferimenti anche ad esponenti politici, su cui adesso si indaga. Anche grazie alle dichiarazioni di Campione, che ha accettato di collaborare con gli investigatori.
Secondo gli inquirenti, si tratterebbe delle mazzette pagate da un’impresa per aggiudicarsi un appalto da 32 milioni e costruire le torrette antincendio in mezza Sicilia. Non a caso l’operazione è stata chiamata Black List. Non è tutto, però. Perché l’inchiesta si è subito estesa, visto che Lo Bosco, docente universitario originario di Raffadali, non si è occupato di questo appalto, ma di un progetto che prevedeva di piazzare dei sensori per seguire la corsa dei treni.
Nei giorni scorsi Lo Bosco aveva smentito “categoricamente le voci che con stupore ha appreso su un eventuale interessamento, non si capisce a quale titolo, in un inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo su presunte tangenti per appalti relativi a torrette antincendio, di cui non conosce assolutamente nulla”.
I particolari dell’operazione “Black list” verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 alla presenza del procuratore della Repubblica, Francesco Lo Voi, del procuratore aggiunto, Bernardo Petralia, del questore di Palermo, Guido Longo e del dirigente della Squadra Mobile, Rodolfo Ruperti. Gli investigatori della Squadra Mobile di Palermo stanno effettuando numerose perquisizioni domiciliari a carico di altri indagati nel medesimo procedimento penale. Alcuni di essi ricoprono importanti cariche pubbliche.