“Centinaia di esuberi in Sicilia e decine di agenzie Unicredit che saranno chiuse; questi potrebbero essere gli effetti del nuovo piano industriale presentato a Milano”. Lo dice Gino Sammarco segretario generale Uilca Sicilia. “In tale contesto di esuberi, prepensionamenti, cessioni di rami d’azienda e chiusura di filiali si creeranno gravi difficoltà per i lavoratori, per le famiglie e per le imprese della Sicilia. La Regione siciliana è azionista di UniCredit, o forse non lo è più come dicono i beni informati? Di certo non ha più un rappresentante nel consiglio di amministrazione di UniCredit. Nell’assordante silenzio della classe politica siciliana, la Regione parrebbe abbia venduto o addirittura svenduto la propria partecipazione, che nel 2008 quotava 650 milioni di euro, per poche decine di milioni con un’ operazione che sembrerebbe avvolta nel mistero”.”Chiediamo – aggiunge la Uil – che non si parli solo di tagli, di esuberi e di licenziamenti, ma che si proceda alle assunzioni in Sicilia proponendo anche lo scambio generazionale come tante altre Aziende italiane hanno fatto ad esempio Poste italiane, Banco Popolare ed in ultimo LUxottica. La Uilca siciliana si opporra’ a queste continue aggressioni sulla tenuta occupazionale nel settore del credito in una regione ancora in profonda crisi con tassi di disoccupazione giovanile tra i più alti in Europa”.
Consolidamento patrimoniale e redditività. Obiettivo: 5.3 miliardi di euro di utile netto entro il 2018. Questi i pilastri del nuovo piano industriale presentato da Unicredit, un piano “totalmente autofinanziato”, come ci hanno tenuto a precisare i portavoce del Consiglio di Amministrazione della Banca, un piano che intende rivoluzionare la struttura dell’istituto e proiettarlo verso un sensibile miglioramento degli utili. Tutto bene, fin qui, non fosse che, entrando nel dettaglio di che cosa Unicredit intende fare, si scopre che sono in previsione consistenti tagli al personale.
Il punto cardine del piano industriale riguarda l’abbattimento dei costi di gestione, che sarà realizzato mediante la cessione di unità operative a scarso ritorno economico (come quella del leasing, in Italia) e, soprattutto, mediante l’uscita dall’istituto di 18200 dipendenti, di cui quasi 7 mila in Italia. Dei 18200 tagli, 6 mila dovrebbero provenire dalla cessione della controllata Unicredit in Ucraina e, dei restanti, la metà si concretizzerà nel nostro paese, dove il numero di dipendenti dovrebbe passare da 49 mila a 43 mila nel 2018.