Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
14/11/2015 09:14:00

Sicilia, i call center in crisi annunciano migliaia di esuberi

 Almaviva, annuncia 2.500 esuberi: i lavoratori scendono in piazza. La società, che in Sicilia conta due sedi (una a Palermo, l’altra a Catania) e un organico complessivo di circa 7 mila addetti, tra lavoratori assunti con contratti a tempo indeterminato (circa 5mila) e collaboratori, ha annunciato 2.500 esuberi. I sindacati chiedono l’intervento delle istituzioni per scongiurare i licenziamenti. A sostegno dei lavoratori, Rifondazione Comunista ha indetto per stamani un presidio insieme ai lavoratori a progetto sotto la sede dell’Ispettorato del lavoro in via Toselli 30. “Vogliamo – dichiara Vincenzo Fumetta, segretario provinciale di Rifondazione Comunista Palermo – denunciare a chi ha tra i suoi compiti principali la vigilanza sulla normativa in materia di lavoro e sulla corretta applicazione dei contratti collettivi che a Palermo esiste un’azienda con migliaia di dipendenti che ha deciso in maniera unilaterale di modificare l’accordo del 2013 applicando la vergogna del cosiddetto Talking Time. L’ispettorato del lavoro non può far finta di non vedere quello che accade da quasi due mesi in Almaviva, non può far finta di non sapere che l’intenzione della azienda è quella di estendere il talking time anche nelle altre sedi che l’azienda ha in Italia. Se in questo Paese esiste ancora una normativa del lavoro, uno Statuto dei lavoratori, l’ispettorato del lavoro deve intervenire immediatamente e bloccare questa deriva prodotta dal liberismo che in primo luogo offende e umilia la dignità dei lavoratori. Noi siamo perfettamente coscienti – conclude Fumetta – che soprattutto i lavoratori a progetto vivono sotto il ricatto e la paura di perdere anche quel misero stipendio che spesso sorregge intere famiglie e per questo vogliamo provare a fare da megafono a questa sofferenza tuttavia sarà solo se i lavoratori riescono a spezzare le catene dell’isolamento che il liberismo impone a ciascuno di noi che si potranno ottenere dei reali cambiamenti”.

4U. Lo spettro dei licenziamenti si agita per i lavoratori del call center palermitano4U Servizi. La società di via Ugo La Malfa, infatti, ha annunciato oggi l’avvio delle procedure di mobilità per 245 addetti su 330. Un provvedimento che la società motiva per via della perdita di una grossa commessa con la compagnia telefonica Wind, sfumata circa un mese fa. Ad aggiudicarsela è stato il gruppo calabrese Abramo che, proprio in virtù del nuovo accordo, sbarcherebbe nell’Isola ma ha già annunciato di voler assorbire i dipendenti impiegati precedentemente dal call center siciliano. Ma è proprio sui numeri che non c’èconcordia. Se da un lato il gruppo calabrese sostiene di aver avuto conferma da Wind che i lavoratori sono all’incirca 70, per l’azienda di via Ugo La Malfa sarebbero invece 220 e ciò giustificherebbe le procedure di mobilità annunciate. A chiedere chiarezza sono i sindacati che, al fianco dei lavoratori, annunciano battaglia e pretendono un incontro con il prefetto per affrontare la vertenza con tutti i soggetti coinvolti e ottenere certezze per il l futuro occupazionale dei dipendenti.