Trasferito a Marsala il giudice Lorenzo Chiaramonte, coinvolto nello scandalo per la gestione dei beni sequestrati da parte della Sezione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo diretta da Silvana Saguto (attualmente sospesa dalla magistratura).
Dopo Silvana Saguto, l'ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, indagata per la gestione personalistica dei beni dei boss e accusata di corruzione, che il Csm una settimana fa ha sospeso da funzioni e stipendio, e dopo la rimozione del prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, non indagata ma molto amica della toga sotto accusa, cadono altre due teste a Palermo.
Palazzo de'Marescialli, infatti, ha dato il via libera al trasferimento di altre due toghe coinvolte nello scandalo: si tratta dell'ex vice della Saguto, Fabio Licata, indagato per concorso in corruzione per aver aumentato i compensi al marito della giudice, Luciano Caramma, consulente dell'altro grande protagonista di questa brutta storia in toga, il «re» degli amministratori giudiziari palermitani, l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara; e di un altro giudice della stessa sezione misure di prevenzione, Lorenzo Chiaramonte, sotto inchiesta per abuso d'ufficio, per non essersi astenuto in una procedura nonostante i suoi (presunti) rapporti con l'amministratore designato.
A dare il primo via libera alla sanzione è stata la Prima commissione del Csm, che aveva avviato la procedura per il trasferimento d'ufficio. Entrambi i magistrati, ascoltati una settimana fa, avevano respinto ogni accusa, ma avevano chiesto «in prevenzione» di essere allontanati. E il tribunale delle toghe ha dato l'ok. Licata è stato destinato a Messina. Chiaramonte invece resterà invece nel distretto giudiziario di Palermo, ma si sposterà a Marsala. La decisione della Prima commissione, per diventare operativa, ha bisogno di altri due sì, che comunque sembrano scontati: quello della Terza commissione, che si occupa dei trasferimenti, e quello del plenum del Csm.
Esulta per le sanzioni il Guardasigilli Andrea Orlando: «Una volta tanto la politica è arrivata prima della magistratura». Ma il caso, per il Csm, non è ancora chiuso. Restano ancora aperte le posizioni di altre due toghe indagate. Una, quella del pm Dario Scaletta, accusato di rivelazione di segreto d'ufficio per aver dato notizie ai giudici indagati dell'inchiesta in corso a Caltanissetta, va verso l'archiviazione. Il pm si è difeso sostenendo che della vicenda si parlò durante una riunione in procura. E la circostanza è stata confermata dal procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia. Più delicata la posizione di Tommaso Virga, ex togato del Csm, accusato di aver fatto schivare alla Saguto un procedimento disciplinare. Suo figlio, Walter, è stato amministratore giudiziario per la Saguto. Guai potrebbero arrivare anche nella Capitale. La Saguto, per far lavorare il marito, si era rivolta al presidente della sezione misure di prevenzione di Roma, Riccardo Muntoni. E ora il Csm sta valutando se aprire anche nei confronti del magistrato la procedura di trasferimento d'ufficio.
Anche il Collegio dei probiviri dell'Anm , ha deliberato all'unanimità l'avvio di un procedimento disciplinare nei confronti di Silvana Saguto e degli altri magistrati indagati nell'ambito dell'inchiesta di Caltanissetta sui beni confiscati alla mafia.