Arrestato nell’operazione “Omega” (gennaio 1996), fu poi condannato all’ergastolo per mafia e omicidio. Da qualche mese, però, per l’età avanzata (81 anni) e “ragioni di salute”, gli sono stati concessi i domiciliari. E’ così tornato a casa, senza che finora la notizia fosse trapelata, l’anziano boss mafioso marsalese Francesco D’Amico, fratello di Vincenzo e Gaetano D’Amico, al vertice della vecchia famiglia mafiosa marsalese fino all’inizio del 1992, quando furono uccisi nella “guerra” scatenata per ordine di Totò Riina, che nel corso di un pranzo-summit a Mazara del Vallo avrebbe detto al superkiller Antonio Patti: “Dobbiamo toglierci queste spine”. E così, nel gennaio ’92, attirati in un tranello, caddero per “lupara bianca” Vincenzo D’Amico e “Ciccio” Craparotta, mentre Gaetano D’Amico fu ucciso a colpi d’arma da fuoco, il 7 febbraio successivo, all’interno del Bar Timone, di fronte al porto. Fino a quel momento, la posizione di Francesco D’Amico era sembrata un po’ più defilata. Ma con il pentimento di Antonio Patti, che nel ’93, fu “reggente” a Marsala, e quindi a conoscenza dell’intero organigramma degli affiliati, nonché di numerosi fatti di sangue, la Dda di Palermo riuscì a fare luce su oltre trent'anni di fatti di sangue. Le indagini sfociarono nell’operazione “Omega” (80 ordini di cattura) e nel processo che ne seguì Francesco D’Amico, con altri 26 imputati, fu condannato condannato alla massima pena. Non finirà, però, i suoi giorni dietro le sbarre.