Il Tribunale di Marsala ha fissato la prima udienza del processo al consigliere comunale di Marsala Vito Cimiotta: si terrà l'11 aprile. L'accusa è "promessa di un beneficio per l'ottenimento del voto". Si tratta della legge regionale che ha fatto sparire la definizione di "voto di scambio", ma nella sostanza il concetto è sempre quello.
Cimiotta intanto si è autosospeso dal Pd dopo aver ricevuto la notifica del rinvio a giudizio. Il capogruppo dei democratici a Sala delle Lapidi Antonio Vinci ha espresso "apprezzamento per un gesto che denota grande senso di responsabilità verso il partito e che certamente gli consentirà di affrontare con maggiore serenità, fuori dal clamore mediatico, la vicenda processuale".
Chiede le dimissioni da consigliere di Cimiotta invece il Movimento 5 Stelle di Marsala. Ecco la nota:
Le regole etiche e morali non possono avere due pesi e due misure. La notizia dell'autosospensione del consigliere comunale del PD Vito Cimiotta, citato a giudizio per voto di scambio, è l'ennesima presa in giro di un partito che da un lato si erge a paladino della legalità e poi frana miseramente, quando deve trattare fatti giudiziari interni al partito stesso. Non è infatti l'autosospensione a garantire la pulizia di un partito che conta nel solo 2015 oltre 80 fra indagati, rinviati a giudizio e condannati per vari reati in tutta Italia. Il consigliere ad oggi ricopre la presidenza della commissione bilancio, la più importante in chiave amministrativa, quella dalla quale passano al vaglio i provvedimenti amministrativi in tema economico ed è davvero osceno che un rinviato a giudizio per voto di scambio ne sia alla guida.
Il M5S chiede le dimissioni da quella presidenza e le dimissioni da consigliere comunale, cosa che dovrebbe pretendere il PD, che lo ha portato dentro il palazzo comunale.
Il partito di Renzi non può girarsi dall'altro lato quando questi fatti riguardano i suoi: impari dal M5S che dell'onestà e del rispetto delle istituzioni ha fatto una bandiera, i fatti di Quarto, con l'espulsione prima del consigliere De Robbio, fatta precedentemente alle indagini, e poi con quella del Sindaco Rosa Capuozzo, per non aver denunciato il ricatto che le veniva perpetrato, la dicono tutta ed in maniera chiara su come il M5S tratti fatti analoghi: chi sbaglia paga e viene messo alla porta.
Se il sindaco Di Girolamo non agirà in tal senso avrà enormi responsabilità in merito alla vicenda, sia come sindaco che come segretario locale del PD.