La caduta verticale si è arrestata, ma è sempre in bilico la situazione della Casa di Riposo di Marsala. L’Ipab marsalese da anni si trova in difficoltà economiche, e si è cercato di uscire dal guado studiando diverse soluzioni. Tra l’ospitalità ai migranti, le convenzioni col comune, come si vive al “Giovanni XXIII”?.
Ne abbiamo parlato con il commissario straordinario Ignazio Genna, incaricato dalla Regione di gestire la casa di riposo.
Un istituto su cui pesano i debiti pregressi, che si sono accavallati di anno in anno. E’ di 1 milione e 800 mila euro il debito nei confronti di dipendenti e fornitori.
“E’ difficile togliere tutti gli arretrati. Siamo però in condizione di pagare gli stipendi ogni mese. Le spese correnti riusciamo a sostenerle, ma sono i debiti degli anni passati a persistere. I dipendenti sono indietro di 18 mensilità”, spiega Genna. A questo si aggiungono i crediti vantati dall’ente. Ad esempio ci sono 250 mila euro circa che deve dare il Comune di Marsala, “ma noi ne dobbiam dare a loro 100 mila per interventi fatti nel 2008, ma dobbiamo fare in modo di decurtare questa cifra e ottenere quanto ci spetta”. E poi c’è la Prefettura di Trapani che deve girare i soldi per l’ospitalità data ai migranti. “Aspettiamo 7 mensilità, sono circa 90 mila euro al mese”.
Il grosso dei debiti, dicevamo, è nei confronti dei lavatori. Sono 23 i dipendenti dell’Ipab, sono diminuiti negli ultimi mesi a causa del blocco, da parte della Regione, del rinnovo dei contratti a tempo determinato. “Abbiamo dovuto trovare delle soluzioni alternative e così i mediatori culturali sono dei liberi professionisti a partita Iva, o ancora con le convenzioni con cooperative. Da un lato la Prefettura ci dice di mantenere degli standard, dall’altro la Regione ci vieta di assumere”.
Da un paio d’anni il Giovanni XXIII è diventata anche struttura per l’accoglienza dei migranti. Gambia, Mali, Nigeria e altri paesi del centr’Africa. Sono 99 ospiti nella struttura di Via De Gasperi. In molti sono qui da 2 anni, un’eternità.
Aspettano il visto definitivo, e sono bloccati dalle lungaggini burocratiche. Ma sono liberi di muoversi. “Molti lavorano durante il giorno, si alzano la mattina alle 5 per andare nei campi”. Lo possono fare? “Sì, per chi è in attesa del visto definitivo dalla Prefettura è stato concesso un permesso di soggiorno temporaneo di 3 o 6 mesi. Sono in regola e possono essere assunti”. Ma come mai da oltre due anni aspettano i documenti? Un po’ per le lungaggini burocratiche per il primo riconoscimento dello status di rifugiato politico. “Ma per la maggior parte di loro, circa il 70%, è stato negato lo status in prima battuta e si può fare ricorso tramite avvocato che li assiste con il gratuito patrocinio. Allora diventa una vera e propria causa di cui si attende l’esito”. Nel frattempo chi può lavora, chi può studia. “Diversi hanno fatto un progetto con la scuola media “Pipitone” per prendere la licenza media. Altri mi chiedono di fare un percorso di scuola superiore, hanno voglia di studiare - aggiunge Genna. Hanno fatto anche corsi di giardinaggio o edilizia”.
Dopo i fatti di Parigi dalle prefetture di tutta Italia sono partiti i controlli sulle strutture di accoglienza. Anche in provincia di Trapani Questura e Prefettura hanno chiesto ai gestori maggiore attenzione sul comportamento degli ospiti: “Siamo stati convocati per dirci di informare se avessimo ravvisato comportamenti strani, la ricerca di armi, o ancora la visita a siti internet di propaganda terroristica. Non abbiamo ravvisato nulla al momento”. A questo possono essere utili le associazioni, ma Genna ci dice che da tempo non si fa vedere più nessuno. La Prefettura paga l’Ipab 30 euro a migrante ospitato al giorno, in questa cifra è compreso il pocket money per gli ospiti. “Li trattiamo bene, vogliamo stare attenti a rispettare i loro diritti per evitare che creino guai. Ogni tanto scatta qualche protesta perchè vogliono i documenti”.
Ma al Giovanni XXIII ci sono anche gli anziani. Sono 38 ospiti della casa di cura. Negli ultimi mesi è stata stipulata anche una convenzione con il Comune con cui è stato garantito uno “sconto” dalla casa di riposo: “ogni 30 ospiti anziani il 10% sono gratis per il Comune”. E poi è stata attivata la convenzione sull pronto soccorso sociale. “Si tratta di accogliere persone in situazione di emergenza, tramite i servizi sociali il Comune ci manda delle persone in difficoltà. Ad esempio chi ha problemi a casa, ma possono venire solo accompagnati dalle forze dell’ordine”. Convenzioni su convenzioni, ma qui l’uscita dalla crisi non arriva. I debiti sono quelli che sono, dicevamo, oltre un milione e mezzo di euro. Solo l’ospitalità ai migranti può dare un po’ di respiro all’Ipab marsalese.