Le ex province siciliane sono a rischio fallimento. Non solo la riforma in Sicilia non è stata ancora attuata, e i Liberi Consorzi stanno in una specie di limbo, in attesa che a Maggio ci siano finalmente le elezioni per dare una guida politica agli enti. Adesso si scopre che da un lato lo Stato e la Regione tagliano i fondi, dall'altro lato lo Stato stesso chiede un salasso alle ex province, mettendo a rischio i pochi servizi, ma essenziali, che le province ancora svolgono, come ad esempio l'assistenza ai disabili. La vicenda è raccontata dal Giornale di Sicilia. Ogni anno le Province siciliane versano nelle casse dello Stato un contributo per il cosiddetto risanamento della finanza pubblica nazionale. Nel 2015: 65,8 milioni, quest’anno Roma chiede quasi il doppio: 131 milioni.
E' l'assessore regionale Bruno Marziano a lanciare l'allarme:
«Per via del raddoppio di questa ”tassa” a carico delle Province non saremo più in grado di garantire i servizi scolastici peri disabili e la manutenzione degli immobili in cui hanno sede le scuole». Ancora: «I Liberi consorzi, che stanno sostituendo le Province, si alimentano sostanzialmente attraverso l’incasso della Rc Auto che vale circa 140 milioni all’anno. Ma se lo Stato in un’unica soluzione chiede di versare a Roma 131 milioni, di fatto taglia tutto il principale finanziamento. Ciò equivale a mandare in dissesto questi enti. Per essere chiari, se lo Stato conferma questo colpo da ko sulle Province non saremo in grado di mantenere i servizi bus scolastici per disabili, l’assistenza a sordomuti e ciechi nelle ore di lezione e il doposcuola. Dovremo tagliare anche le attività ludico-ricreative e non ci saranno fondi per le manutenzioni. Le Province non avranno i soldi per farle e neppure la Regione potrà intervenire. La nostra riforma delle Province verrà varata a breve ed entrerà verosimilmente a regime a fine anno. Dunque nel frattempo sarebbe giusto congelare il raddoppio del contributo che si deve allo Stato. E, per consentire a questi enti di funzionare, sarebbe utile autorizzare almeno uno sforamento del patto di stabilità e la moratoria sui mutui fino al 2018».
La Sicilia ha già perso i finanziamenti nazionali destinati a scuole e strade provinciali. Non li avrà quest’anno nè l’anno prossimo. E, almeno stando al testo della legge di Stabilità nazionale varata a fine dicembre, non li avrà fino al 2021. Secondo la Regione ciò corrisponde a un danno che può valere fra i 400 milioni e il miliardo. Dietro il taglio deciso a Roma c’è proprio la mancanza in Sicilia di una riforma delle Province, cioè degli enti che fino al 2015 hanno gestito scuole superiori e strade.