Antonella Lusseri, giornalista, nei panni dell'intervistata. Perchè c'è da raccontare una storia antipatica e delicata. Una storia che riguarda lo stalking, che riguarda quello che vivono purtroppo molte donne in Italia. Storie che anche tu hai dovuto affrontare in diversi convegni, per parlare di violenza sulle donne, di sensibilizzazione alla denuncia. Ma oggi, la storia è diversa, riguarda te.
Oggi non vengo a raccontare le storie, ma ahimè, racconto la mia storia. Dopo tanti anni di impegno, di sensibilizzazione alla denuncia per chi è vittima di stalking, oggi devo fare qualche passo indietro perchè trovandomi io stessa vittima di stalking mi sono resa conto che il problema è diverso da quello che finora abbiamo raccontato. E soprattutto anche io sono incappata in quella falla di un sistema che funziona solo in parte e che ti espone molto.
E' difficile parlare pubblicamente di un problema personale e che ha degli aspetti penali rilevanti. E' importante proprio per questo: quando si parla di violenza sulle donne, di stalking si fanno tanti esempi, si invita a denunciare, donne che vengono molestate, inseguite, notte e giorno. Ma dopo la denuncia che succede Antonella?
Avviene il dramma perchè può capitare di essere lasciata sola, non trovi gli strumenti che ritieni di avere. Parlo da esperta, tante volte ho lavorato con i magistrati, le forze dell'ordine, con i comitati di sostegno e i tanti casi di cronaca che abbiamo raccontato. Ogni volta si ravvisano, magari, degli errori da parte di chi denuncia. Tendiamo ad attribuire dei limiti alle persone che denunciano i casi di stalking perchè lo hanno fatto tardi, perchè poi hanno ritirato la denuncia. In realtà c'è tutta una casistica reale che oggi racconto e confermo di casi in cui utilizzi tutti gli strumenti a disposizione che prevede la legge ma poi ad un certo punto trovi i muri.
In che senso ci si ritrova davanti un muro?
Io ho studiato giornalismo, ho una formazione prettamente giornalistica, e ho assimilato la dottrina e i principi di questo mestiere. Ho fatto mio il principio di raccontare la verità, magari con uno stile soft che mi contraddistingue, perchè questa era la missione del mio lavoro. Ma il principio cardine è la verità. E se io devo raccontare la verità, oggi che la faccenda si è totalmente ribaltata e che la vivo sulla mia pelle, dico: donne, denunciate, gli strumenti ci sono, ma fate attenzione. Perchè non è tutto così immediato.
Possiamo dire che gli strumenti camminano sulle gambe delle persone e se non si trovano le persone giuste, con la giusta sensibilità, i poliziotti, i magistrati giusti, si può andare a sbattere.
Esattamente. Il mio è anche un appello alla responsabilità di tutti nella propria qualifica, nella propria professione, perchè poi si verifica il problema, l'ingombro che si ripercuote nella vita delle persone.
Ecco, proprio perchè stiamo parlando della vita delle persone, cosa ti è successo?
Stiamo parlando della vita di una donna in carriera, o almeno che ci prova, che vive da sola, autonoma, sfrontata per certi versi, che non si paventa di niente. Che non si lascia mettere in soggezione dalle attenzioni di una persona che le dimostra in tutti i modi diventando anche molesto.
Questa persona, il tuo stalker, non è distante, ma è il tuo vicino di casa.
Io abito in centro storico, in una delle classiche abitazioni con cortile, e questa persona è un vicino di casa. Questa persona che si è un po' tanto fissata di me abita sotto casa mia, abbiamo l'ingresso comune al cortile.
Si comincia col buongiorno e buonasera, e poi?
Sì, come con tutte le persone si comincia un rapporto di buon vicinato. Però stiamo parlando di una persona poco quieta che ha delle vicissitudini giudiziarie da risolvere, ha avuto degli arresti domiciliari lì a casa.
E ad un certo punto il rapporto di buon vicinato diventa ossessione.
E' successo negli ultimi due anni. Ero un po' stanca delle attenzioni, di qualche molestia stupida, di quelle cose per attirare le attenzione. In questi anni ho subito degli atti di vandalismo all'auto, ora lì la denuncia è contro ignoti ma se fai due più due ci arrivi. E poi il campanello, le ingiurie.
Atteggiamenti pretestuosi insomma. E qual era la tua reazione?
Erano dei pretesti, esatto. Lo ignoravo. Più lo ignoravo più ottenevo un atteggiamento assillante. Finchè non mi sono stancata e ho cominciato a denunciare. Ho trovato grande supporto nelle forze dell'ordine, carabinieri, polizia.
Stiamo parlando di una delle classiche case marsalesi col “chiano”, col cortile interno, in cui tutti ci affacciamo là. E questo cortile è uno strumento sia di comunicazione che di isolamento.
E' chiuso. Chiaramente ce l'ho in casa.
Questo vicino comincia ad essere sempre più assillante. E la tua vita cambia.
Non mi sono mai resa conto di essere vittima di stalking, capivo che c'erano delle violazioni e su consiglio delle forze dell'ordine installo telecamere per delle prove, telefonino sempre acceso. Tutta una serie di passaggi che mi hanno vincolato nella mia vita.
Solitamente chi denuncia viene vincolato rispetto al denunciato.
Ho ovviato. Avevo un altro ingresso in un cortile vicino e cominciavo a utilizzare quello. Ho cambiato alcune mie abitudini.
Poi qualcuno ti ha detto che questo era stalking.
Dopo due anni di denunce, minacce e ingiurie, a luglio a questa persona vengono revocati gli arresti domiciliari, va in carcere per scontare la pena per i suoi altri precedenti.
Questa persona stava sola in casa.
Sì. Il padre mi aveva anche chiesto di ritirare la denuncia. E' un quarantenne più o meno, abbiamo cercato di integrarlo, ma ovviamente ha dei problemi, va seguito. Invece è sempre lasciato solo, non ha un'attività. E' normale che uno che sta sempre a casa comincia ad avere delle fissazioni.
Cosa succede a luglio?
Minaccia noi vicini con un coltello e dopo qualche giorno viene portato in carcere. In prossimità della sua scarcerazione, dopo aver presentato tutte le denunce del caso, chiedo consiglio perchè deduco che uscendo dal carcere tornerà in casa e non altrove. Lì mi preoccupo, perchè sono stata oggetto delle sue attenzioni, oggetto delle sue minacce, con prove, video e testimoni.
Hai installato delle videocamere, una davanti l'ingresso e cosa hanno catturato?
Si vedeva lui fisso davanti l'ingresso che scattava delle foto, aspettava che io uscissi da casa, mi piazzava le cose davanti la scala. Erano dei periodi sfalsati. Ravvisando questa situazione, in prossimità della sua scarcerazione comincio ad informarmi per chiedere una misura cautelare. Parlando con persone del settore mi dicono che questo era stalking. Io non l'avevo capito. Avevo parlato di violenza psicologica, avevo modificato le mie abitudini di vita per timore, non avevo capito che era stalking.
La prova che si tratta di stalking qual è in questi casi?
Si deve avere a che fare con un soggetto instabile, cambi le tue abitudini di vita. Non puoi dormire più a casa tua, usi un altro ingresso, ti fai accompagnare, evitavo di affacciarmi quando altri vicini non c'erano.
E la pericolosità del soggetto soprattutto.
Una volta mi disse “io mi sono fatto tanti anni di galera, non ho niente da perdere, se mi crei problemi le conseguenze le paghi tu e le altre vicine”.
Tutto registrato?
Sì, ci sono prove, registrazioni, video, tutto depositato in procura.
Dopo l'estate quindi fai la denuncia per stalking. Poi?
I primi di dicembre presento un'istanza alla procura sapendo che a gennaio venisse liberato. Ho chiesto alla procura di valutare, in virtù di tutte le cose denunciate, un provvedimento cautelare visto che ero vittima di stalking.
E qui ci sono diverse misure, non solo il carcere. C'è il divieto di dimora, gli arresti domiciliari in altra abitazione. Insomma, gli strumenti ci sono.
Misure anche abbastanza spicciole. Ci sono tanti casi di persone morte che potevano essere evitate con un po' di attenzione in più. Capisco che lo stalking è un reato nuovo che viene anche riconosciuto immediatamente se si hanno delle prove lampanti come quelle che avevo io.
In questo momento tu non vivi a casa tua, e il tuo stalker vive invece a casa sua.
Sì, lui vive indisturbato a casa sua. 10 giorni fa è uscito dal carcere, nonostante i miei solleciti, nonostante gli interventi alla procura chiedendo se si potesse evitare di farlo tornare a casa.
Quindi ad ottobre denunci, a dicembre chiedi alla procura di applicare una misura cautelare visto che a gennaio sarebbe uscito dal carcere per tenerlo a distanza.
Lui mi ha detto che appena usciva si sarebbe vendicato. Non dobbiamo mai pensare che le cose che accadono agli altri non possano accadere a noi. Non avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione. E non era scontato trovare dei muri dove invece dovevano esserci degli strumenti.
Chi ha messo questi muri?
Non voglio additare colpe a nessuno. Voglio fare solo un appello alla responsabilità del lavoro che ciascuno svolge. Bisogna scongiurare dei rischi. Io mi sono rivolta allo Stato per chiedere una tutela, e questa tutela io non l'ho avuta.
Nessuno ha preso provvedimenti verso questo individuo.
Ti aspetti che qualcuno ti tuteli, in attesa di terminare le indagini e tutto l'iter del caso.
Non lo ha fatto nessuno. Tra l'altro tu conosci tutta la città, fai la giornalista. Mettiamola in questi termini, sai come muoverti, come porre le questioni, sei una persona preparata. E hai trovato muri. Pensiamo a chi non ha le tue stesse capacità, a chi non è forte come te.
In tutte le fasi di questa vicenda non ho fatto altro che pensare a tutte quelle donne che erano vittime di violenza che mi ascoltavano, che non hanno i miei strumenti e non sanno a chi rivolgersi. Per me è stata una grossa presa in giro. Lo Stato ha messo una persona che ha violato la legge nelle condizioni di ricommettere un reato. E poi eventualmente prendere i provvedimenti. Il desiderio di vendetta fa parte dell'uomo, è nella natura, figuriamoci una persona che reitera i suoi atteggiamenti morbosi, vessatori, ancor di più dirà “ci penso io”. Ci si va per logica. Se un ragionamento del genere lo facciamo tutti non capisco perchè nei termini di legge non può essere applicato da chi di dovere. Qualcuno ha deciso che un pregiudicato deve stare indisturbato nel posto in cui commette reati e io libera e onesta cittadina non posso stare in casa mia.
Davanti a quello che ci hai raccontato la gente si può chiedere a cosa possa servire lo Stato. E ci saranno anche quelli che preferirebbero farsi giustizia da soli.
Oggi dico questo. Non è che il sistema giustizia non funziona ed è tutto malato. In questo percorso che è lungo e tortuoso ci sono delle falle, dei problemi. Quello che chiedo non è una diffidenza nella magistratura, nelle forze dell'ordine, negli strumenti legali. Assicuratevi che i passaggi, però, siano tutti coperti da una tutela che dovreste cercarvi in modo personale. Perchè quando io denuncio e poi vengo esposta a questo tipo di minaccia e non ho tutela la cosa non funziona. Con grande imbarazzo sono costretta a raccontare questa vicenda. Ma l'ho fatto perchè qualcuno ha deciso che io debba vivere esposta alla minaccia. Qual è il rischio peggiore che io possa correre davanti a ciò? Nessun altro, allora io mi sento autorizzata a raccontare tutto ed amplificare una mia delusione. Provo questo senso di amarezza. Ci credevo, oggi un po' meno. Non metto in dubbio il lavoro dei magistrati, i loro limiti, ma un altro conto è la mancanza di volontà, la sciatteria. Mi immagino questi magistrati sobbarcati di lavoro, con centinaia di procedimenti l'uno. Ancora ancora possiamo leggere le carte.
Tra una ricettazione e uno stalking la priorità dovrebbe averla quest'ultimo.
Bisogna capire quali sono le priorità, le esigenze. Io mi sono mossa bene e con coscienza.
Però non basta.
Non basta.