Tornano a riunirsi oggi i sindaci della provincia di Trapani per discutere della vertenza Ryanair, cioè del contratto di co-marketing che lega la compagnia irlandese all'aeroporto di Trapani "Vincenzo Florio". Il contratto prevede che i Comuni versino 2 milioni di euro l'anno per 3 anni. L'accordo scade nel corso del 2016 e non si sa se Ryanair continuerà a fare base a Trapani o se lascerà solo pochi collegamenti redditizi come quelli per Bergamo e Roma (dove a breve a Ciampino si aggiungerà anche il collegamento con Roma Fiumicino). Sempre a proposito di collegamenti aerei, questa estate Meridiana effettuerà un collegamento settimanale, la domenica, con Milano Malpensa.
Intanto Ryanair rifiuta l’aumento delle tasse aeroportuali di 2,5 euro imposto dal governo Renzi e taglia le sue rotte in misura tale da terremotare il turismo in alcune Regioni. Ryanair annuncia un piano draconiano: cancella 16 rotte e taglia 600 posti di lavoro. Nello specifico, dal prossimo ottobre (quindi l’estate è salva) Ryanair tagliando 8 rotte ad Alghero (pari al 60%), 5 a Pescara (cioè il 70%) e 3 a Crotone (tutte).
In questo modo la compagnia si rassegna a subire un danno: calcola di perdere 800 mila clienti. Ma sostiene di preferire questo all’aumento delle tasse aeroportuali di 2,5 euro (cioè da 6,5 a 9, ma a Roma si sale addirittura a 10 euro) che è scattato dal primo gennaio.
Secondo la compagnia la decisione di aumentare il prelievo fiscale «è illogica, perché danneggia il turismo italiano». Il direttore commerciale David O’Brien dice che il nostro governo «per raccogliere pochi milioni fa sì che le Regioni perdano centinaia di milioni di spesa turistica». Con l’aumento della tassa municipale, che costerà complessivamente 165 milioni di euro ai passeggeri, l’Italia - sostiene O’Brien - «perde un’occasione per crescere, mentre la Spagna se la ride».
Un altro motivo di irritazione per Ryanair viene dal fatto che la maggiorazione della tassa andrà a sussidiare il fondo per la cassa integrazione degli ex piloti della concorrente Alitalia. «Non dovremmo essere noi a finanziare Alitalia-Etihad» protesta O’Brien, «dovrebbe essere qualcuno ad Abu Dhabi».
L’irlandese fa anche della dietrologia: «Il piano di Alitalia-Etihad di distruggere gli aeroporti regionali sta funzionando», dice. Ma se si fa il processo alle intenzioni la stessa Ryanair finisce sotto la lente degli analisti di settore. Dice al telefono Gregory Alegi, docente di gestione della compagnie aeree alla Luiss Business School (e nel comitato di direzione di Air Press): «Già una decina di anni fa di fronte al mancato rinnovo di alcune agevolazioni Ryanair annunciò il ritiro da certi aeroporti». C’è da sospettare una manovra? «Questo non si può dire, ma l’annuncio del ritiro da alcuni scali, e solo da quelli, non è coerente con la motivazione dell’aumento nazionale delle tasse. Alla base potrebbero esserci motivazioni locali». D’altra parte, sottolinea Alegi, «Ryanair ha una grande flessibilità che le consente di aprire e chiudere le rotte come un rubinetto, cosa che le compagnie tradizionali non riescono a fare con altrettanta facilità».
Per Ryanair le condizioni tariffarie e fiscali che riesce a ottenere negli aeroporti sono una motivazione essenziale per insediarsi in uno scalo. L’espansione della sua rete in Europa si è proprio legata allo sviluppo di aeroporti locali (alternativi a quelli maggiori) disponibili a fare generose concessioni per attrarre traffico.