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08/02/2016 08:35:00

Il Distretto della Pesca di Mazara in missione in Algeria e Tunisia. I numeri del comparto

 Aziende ed Istituzioni Scientifiche siciliane parteciperanno ad una missione commerciale, promossa dal Distretto della Pesca, in Algeria e Tunisia.
Dall’8 al 12 febbraio, rappresentanti di istituti scientifici impegnati nella ricerca marina e nella sicurezza alimentare e di quattordici aziende della filiera ittica siciliana incontreranno operatori economici e scientifici dei due Paesi Maghrebini al fine di rafforzare una cooperazione scientifica e produttiva.
L’iniziativa, grazie al supporto delle rispettive Ambasciate Italiane e Nordafricane, prevede importanti incontri con rappresentanti istituzionali nell’ottica della “Crescita Blu”, la strategia intrapresa dal Distretto della Pesca con la Blue Economy, modello di sviluppo sostenibile, responsabile, duraturo, condiviso ed orientato all’innovazione, al trasferimento tecnologico ed all’internazionalizzazione che guarda al restauro ed alla rigenerazione delle risorse naturali, attraverso nuovi approcci sul piano economico, sociale, ambientale e culturale.

Ma i numeri del comparto della pesca in Sicilia sono davvero preoccupanti. È il famoso bastoncino di merluzzo panato e surgelato il pesce più consumato in Sicilia. Altro che polipetti murati e triglie di scoglio che accompagnano le indagini del commissario Montalbano. È solo l'ultimo paradosso in un comparto economico, quello della pesca, che vive una crisi profonda che coinvolge 30 mila famiglie in Sicilia ma anche gli interessi dei consumatori e il futuro della fauna del Mediterraneo. Dal 2000 a oggi i pescherecci siciliani si sono ridotti da 4329 a 2882 e a sparire sono stati soprattutto quelli di maggiore stazza e potenza. Delle 22 barche industriali per la pesca e il trattamento del tonno rosso ne sono rimaste appena tre. Nell'intera filiera ittica i lavoratori sono 30 mila, diecimila di questi sono pescatori, negli ultimi quindici anni però si sono persi 16 mila posti di lavoro e il pescato in dieci anni si è ridotto del 40 per cento, dalle 103 mila tonnellate del 2005 alle 62 mila del 2014.Aumentate le importazioni del pesce lavorato dalle circa 350 aziende di trasformazione e commercializzazione che hanno un fatturato di circa 400 milioni di euro. "Iniziamo dalle nostre colpe", esordisce Giovanni Tumbiolo, presidente del Cosvap, il Distretto produttivo della pesca con sede a Mazara del Vallo che ha riunito le marinerie siciliane, le imprese di tutta la filiera e le istituzioni scientifiche ed universitarie che si occupano del settore. "Abbiamo 121 porti di sbarco - spiega - e una marineria fatta di microrealtà che fino ad oggi non sono riuscite a fare sistema. Inoltre non abbiamo affrontato il problema di una pesca sostenibile e ad alta tecnologia. Con alcuni sistemi di pesca attualmente si ributta in mare fino al 60 per cento del pescato, uno spreco e un danno enorme".