"Un unico viaggio" è il nome della doppia mostra antologica dell'architetto e artista siciliano Massimo Palumbo che verrà inaugurata martedì 8 marzo 2016, a Barcellona. La mostra, visitabile fino al 27 marzo, curata dalla storica e critica dell'arte, la marsalese Teresa Lucia Cicciarella, si terrà in due sedi: la Casa degli Italiani e il Reial Cercle Artístic de Barcelona, entrambi centrali e prestigiosi punti di ritrovo e dibattito culturale e artistico nel capoluogo catalano. La mostra di Palumbo è patrocinata dal Consolato Generale d’Italia di Barcellona, dal MAACK, Museo all’aperto d’Arte Contemporanea Kalenarte, da ARATRO - Centro di arte contemporanea dell’Università degli Studi del Molise, dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Latina e dal Comune di Casacalenda (CB).
La Casa degli Italiani, fondata nel 1865, è un'Associazione benefico-culturale attiva nella promozione e diffusione della lingua e cultura italiana a Barcellona: il presidente, Giuseppe Meli, introducendo la mostra di Palumbo ha espresso il suo apprezzamento per una poetica “improntata alla ricerca di linguaggi artistici sempre nuovi e differenti” e scaturita dall’espressione, strettamente connessa, dei temi e dei canoni dell’arte e dell’architettura. Anche la seconda sede della mostra, il Reial Cercle Artístic (con sede nel quattrocentesco Palau Pignatelli, nel Barrio Gotico), vanta una storia più che centenaria: fondato nel 1881, il Cercle è stato annesso nel 2003 nel novero delle fondazioni d’interesse culturale su territorio spagnolo e svolge con continuità attività espositive, anche in collaborazione con la Casa degli Italiani.
Saranno sessanta le opere esposte realizzate tra il 1975 e il 2015, attraverso le quali Palumbo compie un unico percorso tra arte e architettura: ambito, quest’ultimo, nel quale Palumbo svolge la sua formazione e, oggi, un affermato iter professionale. Si tratta di “un unico viaggio” – così nelle parole del protagonista – condotto con passo coerente tra settori che non si escludono a vicenda ma, al contrario, si sostengono, completandosi in simili riflessioni sulla materia e sulla memoria dei luoghi, delle persone e delle cose, sulla responsabilità civile e sul senso più autentico dei valori d’identità e collettività.
Già dagli anni universitari interessato all’arte e all’alternanza tra creatività e prassi architettonica, Palumbo ha associato alla progettazione innumerevoli serie di disegni, studi su carta, collage polimaterici; nei primi Novanta approdando a una poetica personale che, gravitando intorno alla bidimensionalità della tela ma aprendola a nuovi sviluppi, attraverso l’inserimento di materiali altri, afferma nella scelta del bianco la volontà di un azzeramento cromatico che contiene, in potenza, innumerevoli sviluppi e significati. In una chiave di semplicità e rigore che, non di rado, approda a forme di narrazione in nuce e a temi di valore etico, politico.
L’approccio di Palumbo all’architettura sarà testimoniato dall’ampia sezione della mostra ospitata dalla Casa degli Italiani: un linguaggio lineare, sviluppato in chiave anti-monumentale sebbene emerga, a più riprese, il rimando a un’utopia che vuole segnare il tessuto urbano con forme e spazi archetipi. Non mancherà un significativo richiamo all’attenzione di Palumbo verso l’arte nella città e nel paesaggio: a tal proposito, saranno esposte documentazioni e bozzetti di recenti interventi dell’artista su territorio italiano e dell’incessante attività di promozione culturale e sociale svolta attraverso il progetto Kalenarte che, dal 1990, arricchisce il territorio molisano di Casacalenda (Campobasso) di opere d’arte urbana, concepite per la collettività.
Il percorso artistico di Palumbo, rappresentato da disegni, pittura, installazioni e collage di materiali eterogenei, spesso poveri o di recupero, sarà invece approfondito nelle sale del Reial Cercle Artístic.
In occasione del vernissage sarà presentato il catalogo, con un saluto iniziale di Giuseppe Meli, presidente della Casa degli Italiani, testo critico di Teresa Lucia Cicciarella e testimonianze di Lorenzo Canova e Andrea Lanini.