A Mazara del Vallo la Parmalat regalerà i prodotti "quasi scaduti" agli indigenti e ai poveri. Prodotti, dunque, con scadenza vicina, che anziché finire tra i rifiuti, al macero, verranno ritirati dai supermercati, ma per essere distribuiti ai poveri. Il tutto avviene grazie alla “Fondazione San Vito Onlus”, braccio operativo della Caritas diocesana di Mazara del Vallo, che qualche mese fa ha lanciato l’appello ad alcune grosse aziende di produzione nel campo alimentare affinché offrissero prodotti prossimi alla scadenza da offrire agli indigenti tramite le Caritas parrocchiali. A questo appello ha risposto Parmalat, azienda con la quale è nato il progetto “Brutti ma buoni”, in partenariato col Comune di Mazara del Vallo, che gestisce la mensa del Boccone del povero. Il progetto ha già superato la sua fase di rodaggio e ha dato i suoi frutti. Almeno due, tre volte a settimana i venditori e i corrieri della Parmalat effettuano il ritiro di latte, mozzarelle, formaggi e altri latticini a marchio Parmalat e li consegnano presso i magazzini della Fondazione a Mazara del Vallo. «Da qui si attiva subito la rete della distribuzione – spiega Vilma Angileri, presidente della Fondazione – vengono avvisati immediatamente gli operatori Caritas delle dieci parrocchie di Mazara del Vallo e, nel giro di poche ore, vengono consegnati i beni alle persone indigenti». Parte dei prodotti vengono anche utilizzati nelle mense della Caritas a Mazara del Vallo e Marsala e a quella del Boccone del Povero (gestita dal Comune).
La piaga dello spreco alimentare produce ogni anno oltre 1,5 miliardi di tonnellate di cibo in eccesso che nessuno riutilizzerà, tra derrate rimaste invendute e spedite in discarica, alimenti che ammuffiscono nel frigorifero di casa e avanzi che dal piatto finiscono nella spazzatura. Con costi altissimi per tutti: in Italia la stima supera i 10 miliardi di euro. Il Mattino di Sicilia ha raccontato qualche giorno fa l’idea di Giuseppe Galatà, ingegnere-agricoltore siciliano alle prese con il progetto Save: se proprio non è possibile consumare tutta la frutta e la verdura rimasta invenduta, perché non trasformarla in mangime per animali ricco di proteine da somministrare a vacche e vitelli d’allevamento?
imageQualche giorno fa a Catania, poi, è stata presentata proposta di legge ribattezzata “spreco-zero”durante il convegno su “Spreco e recupero delle eccedenze alimentari”, organizzato dall’associazione socio-culturale Equo. L’Italia sta facendo passi avanti, ma l’Expo di Milano ha impresso un’accelerazione, come ha sottolineato il presidente dell’associazione Equo Gaetano Palumbo, citando proprio la Carta di Milano, eredità di Expo 2015, che “considera il diritto al cibo come diritto umano fondamentale”. Dunque l’imperativo è “realizzare un sistema nuovo che punti sulla riduzione degli sprechi alimentari, limitando così gli effetti negativi in termini ambientali, economici, sociali degli sprechi”.
Ogni anno le famiglie italiane buttano nella spazzatura cibi per oltre 8 miliardi di euro, mentre lasciamo sul campo circa 1,4 milioni di tonnellate di prodotti dell’agricoltura non raccolti, sprechiamo due milioni di tonnellate di prodotti alimentari che si perdono nella produzione industriale, 300 mila tonnellate nella distribuzione commerciale. Di contro, però, dal 2010 al 2013 è cresciuto del 47 per cento il numero delle persone raggiunte in Italia dal sistema di distribuzione di prodotti alimentari destinati alla popolazione indigente (dati Agea). C’è un’inversione di tendenza però e la Sicilia rappresenta un buon esempio: lo testimoniano le 5 mila tonnellate di prodotti agricoli invenduti lo scorso anno e distribuiti alle persone bisognose – è la stima del Banco Alimentare – per un valore di circa 10 milioni di euro.
Tante le novità della legge, e tra queste anche la family bag da usare al ristorante, per permettere alle famiglie di portare a casa il cibo avanzato, iniziative per il recupero dei farmaci, paletti per la tracciabilità dei prodotti.