Sono stati restituiti gli originali dei documenti sequestrati ad Antonello Montante, il leader siciliano di Confindustria, indagato dalla Procura di Caltanissetta per concorso esterno in associazione mafiosa. I Pm hanno fatto copia di alcuni documenti, che hanno poi restituito, ma hanno trattenuto anche altri documenti societari.
Il 19 febbraio scorso il Tribunale del Riesame di Caltanissetta aveva definito il sequestro nei confronti di Montante “generico”, e ne aveva contestato la procedura: “La polizia giudiziaria – scrivono i giudici – è stata sostanzialmente lasciata arbitra di valutare la rilevanza della documentazione cartacea ed informatica nonché l’attinenza all’ipotesi di reato di tutte le altre cose rinvenute nei luoghi da ricercare, con la conseguenza che si tratti di un sequestro posto in essere dalla stessa polizia giudiziaria, sicché sarebbe stata necessaria la convalida dell’autorità giudiziaria inquirente entro 48 ore. Non può certamente escludersi che il pm procedente abbia potuto ritenere utile all’indagine in corso tutto il materiale sequestrato, ma anche in tal caso egli era tenuto a validare l’operato della polizia giudiziaria delegata al compimento degli atti, altrimenti lasciata arbitra dell’esecuzione. Non avendo il pubblico ministero provveduto in tal senso l’interessato avrebbe ben potuto attivarsi per la restituzione di quanto soggetto a vincolo ormai divenuto inefficace, inoltrando specifica richiesta allo stesso pubblico ministero”.
I Pm che indagano sulla vicenda rispondono che il loro obiettivo è quello di “verificare se Montante abbia posto in essere una sistematica attività di dossieraggio nei confronti di coloro che, avendone condiviso il percorso in seno alle associazione di categoria – sono potenzialmente in condizione di riferire notizie utili… all’evidente fine di minarne, in maniera preventiva la loro credibilità e affidabilità”. I magistrati hanno raccolto le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, secondo cui la scalata di Montante nel mondo delle associazioni di categoria sarebbe stata agevolata “da esponenti di rilievo della criminalità di stampo mafioso”. “Il fatto che i pubblici ministeri restituiscano i documenti in originale – spiegano gli avvocati Nino Caleca, Marcello Montalbano e Giuseppe Panepinto – è la conferma che non siamo in presenza di atti illegittimi, illeciti o soltanto segreti, ma di appunti che Montante ha utilizzato per documentare quotidianamente la sua ventennale attività antimafia. Se si fosse trattato di un corpo di reato certamente non sarebbero stati restituiti”.