C’era quasi una sorta di benedizione del boss Vincenzo Virga a spianare la strada politica di Giammarinaro. Il boss aveva consapevolezza del "valore" del politico e lo testimoniò con le sue parole. Di strada, però, il carpentiere di Salemi, ne aveva già fatta, visto che era stato nominato, prima presidente dell’ospedale di Salemi e nel 1985 a capo dell’USL n°4 di Mazara del Vallo comprendente anche le città di Salemi e Castelvetrano. Nel 1991 in occasione delle elezioni regionali, che vedevano Pino Giammarinaro candidato, ci fu un incontro tra l’allora capomafia di Trapani, che commentò così: “Questo è un picciotto sperto che farà strada”, riferendosi a Giammarinaro. E’ questo quello che è emerso dal contenuto delle dichiarazioni rese la scorsa settimana dal collaboratore di giustizia ed ex patron del Trapani Calcio, Nino Birrittella, durante l’udienza del procedimento per l’applicazione delle misure di prevenzione nei confronti dell’ex deputato della Dc.
Secondo quanto sostenuto da Birrittella, dunque, la mafia, che, fino a quel momento, aveva appoggiato la candidatura di Francesco Canino, decise di puntare su Giammarinaro per avere un contatto all’assemblea siciliana. “Canino sosteneva un clientelismo di piccolo cabotaggio, Giammarinaro garantiva accesso a grandi finanziamenti”, avrebbe detto Virga motivando la scelta di sostenere quest’ultimo.
Nel ‘91 - l’anno in cui al Palagranata di Trapani arrivarono per sostenere Giammarinaro, anche Giulio Andreotti e Salvo Lima - il politico salemitano, legato a Ignazio Salvo (ha riferito Birrittella) fu eletto all’Ars con un voto plebiscitario, con oltre cinquantamila preferenze. Birrittella, nel corso della sue dichiarazioni, ha parlato dell’influenza di Giammarinaro nella Sanità trapanese; fatto più volte emerso nel corso di diverse indagini degli ultimi anni riguardanti la sanità provinciale.
Nel corso dell’udienza il pm Andrea Tarondo ha chiesto al Tribunale di acquisire agli atti il verbale della deposizione dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiamato a testimoniare al Processo Andreotti nel 1996 relativamente al ruolo all'interno della DC del fratello Piersanti, ucciso il 6 gennaio del 1980. In quella deposizione sono state raccontante molte vicende legate alla politica e ai rapporti intrattenuti da Giammarinaro. Ci fu un contrasto, ad esempio, tra Sergio Mattarella e Pino Giammarinaro, relativamente alla costituzione della Cassa Rurale il cui primo firmatario di questa era Giuseppe Lo Presti poi sostituito da Giammarinaro. E' risaputo che fosse una richiesta dei Salvo e Piersanti Mattarella la bloccò. Lo Presti era stato socio con Giammarinaro, in seguito Lo Presti sparì, inghiottito dalla lupara bianca. Un'altra vicenda raccontata nel verbale del presidente Mattarella è quella relativa alle spese pazze durante la campagna elettorale, verificate da una commissione all'ARS e attribuite a Giammarinaro.
Altra richiesta, infine, fatta dal pm Andra Tarondo, ha riguardato l’acquisizione della sentenza di primo grado del processo Andreotti, con le dichiarazioni rese in udienza dal collaboratore di giustizia Siino. Anche il ministro dei Lavori Pubblici di cosa nostra parlò del sostegno elettorale a Giammarinaro nel 1991, “me lo disse mastro Ciccio (Francesco Messina), mafioso di Mazara”, le parole di Siino.