I Carabinieri di Palermo hanno eseguito 62 misure cautelari emesse dal gip nei confronti di persone accusate di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, ricettazione, favoreggiamento e reati in materia di armi aggravati dal metodo mafioso. Eseguiti anche sequestri di attivita’ commerciali, imprese e beni immobili ritenuti frutto di illecito arricchimento. L’operazione azzera di fatto due clan palermitani. L’operazione è frutto di due distinte manovre investigative sviluppate dal R.O.S. e dal Gruppo Carabinieri di Monreale in direzione dei “mandamenti” di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato che hanno avuto significative tangenze in occasione delle dinamiche inerenti la riorganizzazione di quest’ultima struttura e della dipendente famiglia di Altofonte. Le attività hanno consentito di avere cognizione degli assetti di vertice delle menzionate articolazioni di Cosa Nostra nonché delle interessanti interlocuzioni con gli esponenti apicali dei mandamenti limitrofi. Sono stati, inoltre, documentati numerosi reati fine espressione della capacità di intimidazione e controllo del territorio delle compagini mafiose oggetto di indagine.
A reggere i fili della nuova Cosa nostra sono due padrini ottantenni. Mario Marchese, classe 1939, sarebbe alla guida del mandamento di Villagrazia-Santa Maria di Gesù. Gregorio Agrigento, classe 1935, avrebbe preso le redini a San Giuseppe Jato. Ai loro ordini si muoveva un esercito di una cinquantina di persone. Le indagini dei carabinieri del Ros e del Gruppo di Monreale hanno scoperto il grande attivismo dei due padrini. Fra estorsioni, danneggiamenti, investimenti in quote societarie e vita quotidiana nel clan