Questo fine settimana le spiagge e il mare di Mazara del Vallo e Petrosino si sono colorate di azzurro. A dipingerle di un blu cobalto sono state delle colonie di Velelle, più comunemente Barchette di San Pietro. La Velella velella, questo il suo vero nome, sempre più spesso negli ultimi anni si è spinta fino alle coste e alle spiagge italiane. E’ comunque un buon segno. La presenza di questi animali nel mare è, secondo gli esperti, una certificazione di mare pulito, e la loro presenza ci dice che, almeno nel momento in cui sono presenti, la superficie del mare non è inquinata.
La Velella non è in realtà una medusa, ma una colonia galleggiante da 3 a 7 cm di polipi (gli stadi del ciclo delle meduse che di solito vivono attaccati alle rocce) e da questi polipi vengono prodotte piccole meduse di pochi millimetri che non si notano ad occhio nudo.
Come gli altri cnidari (celenterati), Velella velella è un animale carnivoro. Cattura la sua preda, generalmente plancton, tramite i tentacoli che contengono delle tossine. Queste tossine, pur essendo efficaci contro la preda, sono innocue per gli esseri umani, per il fatto che non riescono a penetrare nella pelle e non causano nessuna reazione alla cute dell'uomo. Ciononostante, è preferibile evitare di toccarsi gli occhi dopo aver preso in mano una Velella.
Il nome di questo animale marino definisce una caratteristica propria della colonia, quella della vela. La Velella, infatti, galleggia sulla superficie del mare e si fa portare dal vento. I suoi polipi, attaccati sotto la base da cui spunta la vela, sono sospesi nell'acqua sottostante e catturano tutti gli animaletti che si avventurano in superficie. Quei polipi mangiano a sazietà e poi producono le piccole meduse che, giunte a maturazione, liberano uova o spermatozoi. Dopo la fecondazione si forma una piccola larva che scende nel mare profondo e, negli anni successivi, la larva si sviluppa e forma la colonia che sale fino in superficie, a formare la velella che conosciamo.
Lo spiaggiamento delle colonie di velella avviene di solito alla fine del ciclo vitale, quando le meduse si sono staccate dalle colonie. Può essere presente in sciami enormi e lunghi anche diversi chilometri. I biologi assicurano che la velella è innocua per l’uomo. È blu e galleggia, proprio come la Physalia physalis (Caravella portoghese), che nel 2010 ha causato la morte di una bagnante in Sardegna, ma non ha la sua stessa "potenza" nei nostri confronti. E’ leggermente urticante perché possiede i cnidocisti, degli organelli urticanti, ma il loro potere tossico è leggerissimo e non rappresenta un problema, anche se è bene non toccarla.