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01/04/2016 06:30:00

Addio Processione. La Sacra Rappresentazione di Marsala passa a Trapani

 L’ultima goccia, di solito, fa traboccare il vaso. A Marsala succede di peggio, a traboccare è la Sacra rappresentazione del Giovedì Santo e - a quanto pare - per sempre.

La goccia, anzi, le gocce sono quelle cadute sulla Processione e che ne hanno decretato la fine prima del previsto con la delusione di figuranti, marsalesi e turisti, con polemiche e critiche che hanno movimentato il periodo pasquale.
Sono tutti sotto accusa, per aver deciso di terminare, per un acquazzone improvviso la processione del Giovedì Santo.
E nella curia che fa capo a Mazara cominciano a non credere più nel pomposo rito che di anno in anno suscita polemiche e figuracce non solo a Marsala ma per tutta la Diocesi.
Così dal prossimo anno la Processione di Marsala passerà a Trapani alla luce dei recenti accordi tra le Curie di Mazara del Vallo e di Trapani. Si tratta di un "ritardo" lungo 60 anni. 
A Trapani la settimana dei Misteri è ricca di eventi e attrae migliaia di turisti provenienti da tutta Italia. L'unico giorno vuoto è proprio il Giovedì Santo, ad eccezione delle visite agli altari della reposizione presenti nelle parrocchie cittadine. Fino agli anni '50 questo posto era occupato dalla processione Madre Pietà del Popolo che, successivamente, venne anticipata al Mercoledi. Ora, in virtù dell'accordo tra il Vescovo di Mazara Monsignor Domenico Mogavero e il Vescovo di Trapani Monsignor Pietro Maria Fragnelli, il capoluogo potrà riprendere l'antica tradizione. Il tutto a discapito di Marsala.
Una notizia che non è piaciuta alla parrocchia di Sant'Anna, arrivata durante la riunione, di questi giorni, per decidere se riproporre la processione “al chiuso”, al Teatro Impero, sotto forma di spettacolo. Ecco, in quell'assise è stata comunicata la notizia. Non si fa la processione in teatro, ma se le cose dovessero restare così non ci sarà neanche il prossimo anno per le vie della città.

Il malumore era nell'aria ma si pensava che fosse passeggero. Il Vescovo di Mazara Mogavero negli ultimi anni era intervenuto più volte per ridimensionare gli strascichi di una Rappresentazione che non aveva più una direzione, sia artistica che ecclesiastica. Il tira e molla è iniziato dal 2010, proprio quando Mogavero è venuto a Marsala a spiegare i canoni della  “Sacra rappresentazione a quadri viventi dei misteri della passione di Nostro Signore Gesù Cristo”. 

Una frattura rispetto al passato che non si è mai sanata, anzi, è esplosa lo scorso anno con la cacciata degli apostoli che avevano recitato di nascoto il Padre Nostro. La Curia ne era a conoscenza, e anche don Tommaso Lombardo, parroco della chiesa Sant'Anna organizzatore della Processione, non ha fatto buon viso a cattivo gioco scendendo in strada per allontanare i "suoi" apostoli e salvare il salvabile. 
L'edizione 2016, invece, è passata alla ribalta per la sua estrema brevità, un breve acquazzone ha fermato il dedalo di attori chiamandoli alla ritirata dopo appena due ore di percorso. Qualche mugugno, la città di è divisa tra chi voleva che lo spettacolo continuasse e chi temeva gli insanabili effetti dell'umidità, tutto qui. Alla Curia di Mazara sembrava che non importasse. 

E invece no: Marsala perde una tradizione che non ha saputo alimentare. Marsala perde la processione così come in questi anni ha perso di tutto, dalla costa sabbiosa alla rappresentanza politica, dal nome dell'aeroporto al porto di mare, dalla Banca d'Italia alla Processione.
Si dovrà ancora definire il tutto. Ad esempio quale parrocchia continuerà ad organizzare la processione a Trapani, come verrà svolta. Dai primi contatti tra i due vescovi, pare che si sia raggiunta la volontà di tenere comunque figuranti di Marsala, ma sotto la direzione artistica trapanese

In tutto ciò c'è una coincidenza. A Trapani, giovedì scorso, si inaugurava l'aliscafo più grande al mondo. Tempi di realizzazione? Due anni. A Marsala ci sono voluti tre anni per consegnare le nuove baracche di frutta e verdura adiacenti allo stadio comunale. 
Tre anni, e parliamo di frutta e verdura e di Trapani, mica di Singapore.
Chissà, forse questa città non merita nulla, nemmeno la fede.