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03/04/2016 18:00:00

Leggendo "Contro l'antimafia" a Castelvetrano

Credo che “Contro l’antimafia” sia uno strumento. Di quelli che possono essere usati in tanti modi, come il telefono, la tv, internet.
Può essere una fionda, nelle mani di chi si è ritrovato in mezza alla strada, dopo anni di lavoro nella distribuzione alimentare gestita “in allegria” dagli amministratori giudiziari al posto del proprietario condannato per mafia.
Può essere uno stiletto affilato per gli epurati da Libera, l’associazione di “Nomi e numeri contro le mafie”, sacrificati in nome del dialogo con le istituzioni locali. Silenziati senza andare troppo per il sottile.
Certo, può essere uno schiaffo sonoro per chi invece si spende in modo sincero e senza tornaconti personali, per un’antimafia senza toni di grigio. Ma a volte gli schiaffi possono servire per fare rinvenire chi ha perso conoscenza.

Questo libro di Giacomo Di Girolamo è difficile da definire. Un testo irriverente, a tratti divertente, la descrizione del cretino dell’antimafia è davvero esilarante. Così come il suggerimento a Matteo Messina Denaro:

 

“Crea un’associazione antimafia tutta tua, una cosa pulita, ben fatta. Prendi una vittima di mafia – famosa ma non troppo, ti consiglio, fa più chic – e copia uno statuto come tanti di quelli che girano. Stati attento all’oggetto sociale però: inserisci la possibilità di fare progetti con le scuole, di organizzare eventi, svolgere attività di formazione, gestire immobili, partecipare a iniziative dell’Unione Europea. Il vero piede di porco, tanto per restare in tema di ruberie, è proprio l’oggetto sociale dello statuto. Se lo fai male, finisce che puoi organizzare solo fiaccolate, e con tutta quella cera sull’asfalto, sai come si scivola…”

 

Ma “Contro l’antimafia” è anche una conferma per coloro che, come me, spesso hanno avuto a che fare con le tre S di cui parla Di Girolamo: Sei Sempre Solo.
Ecco, per me il libro è anche un risarcimento. Qualcosa che restituisce valore al racconto del territorio, fatto da chi lo vive.
E viverlo non è mai facile, sotto il fuoco incrociato di comunicati stampa di ogni genere, che rischiano di trasformare i giornali in spazi vetrina. Un territorio dove il “giornalista residente”, così come lo chiama l’autore, ha grandi potenzialità che spesso vengono sacrificate sull’altare dell’autocensura, per mantenere aperte le porte di un potere che ti prende per fame.
Questo affiorare delle tre S alla coscienza pubblica, per me rappresenta una diagnosi, una speranza. Ecco, un messaggio come quello dei cellulari. Sei Sempre Solo che diventa un SMS: Sei Meno Solo.

Si, perché mi sento meno solo rispetto a quando, nel 2012, scrivevo del “Festival della legalità” di Selinunte, improntato sulla promozione del territorio e sul rilancio dei beni archeologici. Era come se quell’antimafia sembrasse strana solo a me.
Meno solo rispetto al 2010, quando raccontai di un corteo della legalità a Castelvetrano dove, anche lì, Matteo Messina Denaro rimase invisibile. Invisibile, nei cori. Invisibile negli striscioni. Eppure tre mesi prima erano stati arrestati i suoi fiancheggiatori.

La piazza era stata riempita da Claudio Gioè e Simona Cavallari di “Squadra Antimafia”. A parlare di mafia ai ragazzi delle scuole, erano andati gli attori di una fiction. Incontrarono gli studenti in un teatro gremito fino all’inverosimile. Quasi tutti fecero finta di non capire che l’antimafia la si stava recitando. In una Castelvetrano allergica all’etichetta del siamo tutti mafiosi, il copione era stato largamente accettato. Le mie critiche ovviamente furono sapientemente trasformate in una mancanza di rispetto nei confronti dei ragazzi che avevano lavorato con entusiasmo.
Ecco. Le tre S: Sei Sempre Solo.

Oggi, però Sono Meno Solo. A pagina 90, c’è scritto:

“Il top, però, è ospitare i protagonisti di una delle tante fiction sulla mafia che trasmettono in tv. Spesso sono loro, questi attori, a incontrare i ragazzi e parlare di legalità, a dare il calcio d’inizio nei tornei antimafia, a farsi i selfie al ballo dei maturandi. La fiction per eccellenza in questo ambito è Squadra Antimafia. La più amata del cast è Giulia Michelini, che veste i panni della mafiosa Rosy Abate, una specie di Totò Riina al femminile”.


Pagina 90. Come la paura.
“Io non ho mai avuto paura. Adesso sì.” scrive Di Girolamo nel suo libro.
“Ho sempre lottato da una parte. E adesso è proprio quella parte che mi fa paura”.

Egidio Morici