Beni per un valore totale di 5 milioni di euro. E' il patrimonio di Vincenzo Artale, imprendiotore arrestato nel corso dell'operazione antimafia a Castellammare del Golfo alcuni giorni fa. Il suo patrimonio adesso è finito sotto sequestro. Il Gico del nucleo di polizia tributaria ha ravvisato una "consistente sproporzione del valore dei beni posseduti rispetto ai redditi dichiarati".
Il caso di Artale ha fatto il giro d'Italia. L'imprenditore antiracket che fa affari con i boss. Perchè nel 2006 Artale, imprenditore nel settore edile, aveva denunciato i suoi estorsori ed era diventato simbolo dell'antimafia aderendo all'associazione Antiracket di Alcamo. L'imprenditore però era in affari con i boss. Il tutto è stato scoperto nel corso delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Francesco Grassi e Gianluca De Leo, nell'ambito delle ricerche del boss Matteo Messina Denaro che hanno evidenziato i rapporti di Artale con il nuovo capomafia di Castellammare, Mariano Saracino.
Ad Artale sono state sequestrate due abitazioni, due terreni, quattro veicoli e quattro società. Tra queste ci sono la "Occidentalcem srl" e la "In.ca sas", che ora saranno gestite da un amministratore giudiziario. Era la Inca, in particolare, ad avere la "sponsorizzazione" della cosca di Castellammare con il suo cemento che veniva imposto per lavori pubblici e privati in provincia di Trapani.