Caro Giacomo Di Girolamo, il tuo pensiero è importante, come l'opinione di tutti. La scelta della pubblicazione della foto di Spanò in copertina sul mensile “S” è frutto di una scelta precisa: rispondere al silenzio della stampa -compreso il tuo che non hai pubblicato foto né nomi- sul caso che ha rovinato la vita di centinaia di persone. La sua faccia ha lo stesso valore giornalistico di quella di Matteo Messina Denaro che tu esponi sul tuo profilo facebook o della moltitudine di rapinatori e spacciatori che appaiono sul tuo e su tutti gli organi d'informazione.
Il fatto che parli di “gossip” secondo me offende coloro che sono stati vittime dei comportamenti, accertati e non ipotizzati dalla magistratura, a carico di Spanò. Abbiamo due modi diversi di vedere le cose e raccontarle: tu, per esempio, scrivi che “l’inferno di Maurizio Spanò è la pena di questi giorni sospesi, seduto sul ciglio dell’abisso”. Permettimi, fai retorica allo stato puro. Qui ci sono donne, uomini, anziani e anziane che sono stati stuprati mentre erano sotto anestesia. Una di loro si è anche accorta di quello che stava accadendo mentre l'anestesia non aveva fatto ancora effetto, non poteva muoversi, e quell'uomo continuava a violentarla. Per questo il volto di questo infermiere, che nessuno aveva mai svelato, doveva essere pubblicato, secondo me. Come andava anche fatta l'intervista al medico Milazzo, estraneo alle contestazioni, ma proprietario dello studio medico degli orrori, per fare un'operazione verità. Dove, secondo me, però, sfiori il delirio, con le tue elucubrazioni, è quando parli di “copertina pornografica”. Qui la pornografia non c'entra, è ben altra cosa. C'è un volto che è quello di un uomo accusato di fatti gravissimi, peraltro accertati. Nessun aspetto morboso. Riguardo ai trucchetti per vendere più giornali, mi sembra inevitabile che le tue parole rappresentino il tuo modo di vedere l'informazione, che non condivido.
Si chiama dovere di cronaca e i cittadini hanno il diritto di essere informati. Quindi, se provi vergogna per questa copertina, è un problema tuo. Continuati a vergognare, se vuoi, e continua a pensare “a lui e alla sua pena”. Io mi occupo invece delle vittime, e in questo caso -forse non te ne sarai accorto nel tuo racconto denso di retorica e tristi luoghi comuni- Spanò non è la vittima, è il carnefice.
Antonio Condorelli, direttore di S
La replica di Condorelli è demagogica e anche in parte falsa. Siamo stati i primi, su Tp24, ripeto, a parlare del caso di Spanò, che è di una brutalità tale che non può non lasciare sconcertati e non fare pensare con raccapriccio alle vittime e a quello che hanno subito. A proposito, se qualcuno si è sentito offeso, tra le persone incappate in questa brutta vicenda, per quello che ho scritto, mi sento di chiedere scusa. Ma il senso del mio articolo non era mica questo, o prendere le difese di Spanò: è biasimare la brutalità di un giornalismo che spara il mostro in copertina per vendere un paio di copie in più. Si può e si deve parlare del caso, senza sconti e senza eccezioni, si può pubblicare il volto dell'indagato (che imbarazzo, leggere che i fatti sono stati "accertati dalla magistratura", sono stati accertati dagli inquirenti, che è cosa diversa, un cronista dovrebbe saperlo... ) senza per forza cadere nel trash. E quella copertina lo è. Neanche i giornaletti che leggo dal barbiere l'avrebbero fatta, una copertina simile. E' pornografica, nel senso pieno del termine, del mostrare per compiacere. E' corriva, ammiccante. E dunque, per me, oscena, onanistica: non attiene al valore civile del giornalismo, alla difesa delle vittime, alla produzione di un senso. Serve solo a sbattere un mostro, nella speranza che il mese successivo ce ne dia un altro da dare in pasto.
Giacomo Di Girolamo