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15/04/2016 08:17:00

Caradonna e Mediolanum, riprendono oggi i due processi a Marsala

Riprende oggi a Marsala il processo, davanti al giudice Matteo Giacalone, a don Vito Caradonna, ex parroco della chiesa di contrada San Leonardo ed ex cappellano del carcere di Marsala, accusato di circonvenzione di incapace. Dall’indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura, è emerso che don Vito Caradonna, nel 2010, quando era parroco a San Leonardo, riuscì a farsi consegnare quasi 70 mila euro da un parrocchiano, M.D.G., ex militare della Marina, con problemi di salute per i quali, nel 1991, dopo 9 anni di servizio, fu congedato. Ma gli fu riconosciuta la “causa di servizio”. E per questo percepisce una pensione di circa 1200 euro al mese. Solo a fine ottobre 2011, grazie all’intervento di un legale, M.D.G. è riuscito a rientrare in possesso del denaro prestato al prete. Il denaro, secondo l’accusa, era stato spillato più soluzioni “abusando – secondo l’accusa – dello stato di infermità” del parrocchiano. Per oltre un anno, poi, sempre secondo l’accusa, la vittima sarebbe stata presa in giro. Gli venivano, infatti, consegnati assegni a vuoto e falsi documenti postali che attestavano bonifici. Da un accertamento alla Camera di commercio è emerso che furono ben 17 gli assegni a vuoto protestati al sacerdote, per un ammontare complessivo di 170.454 euro. E anche la Banca d’Italia ha confermato l’esistenza di “anomalie” nel tourbillon dei crediti - mutui, affidamenti, etc. - accordati al prete. Oggi  sarà ascoltato un altro medico psichiatra (Sammartano) citato dalla difesa. Legali di don Vito sono gli avvocati Luigi Pipitone e Francesco Fontana. Attualmente, don Vito Caradonna è sospeso “a divinis” per una condanna, confermata anche in appello, per violenza sessuale su un uomo.

MEDIOLANUM.  Dovrebbe essere avviato oggi il  processo al 42enne marsalese Giacomo Di Girolamo, ex responsabile del gruppo di promotori finanziari della locale agenzia della Banca Mediolanum, accusato di appropriazione indebita, truffa aggravata in concorso e falso in scrittura privata. Nell'ultima udienza doveva essere ascoltato l’investigatore che ha svolto l’indagine, il luogotenente Antonio Lubrano, capo della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura. Ma ciò non è stato possibile perché, come ha fatto notare l’avvocato Bilardello, nel fascicolo del pm c’era solo una parte delle carte relative alle posizioni delle numerose persone che sarebbero state truffate. Il legale, naturalmente, ha fatto notare che per poter fare domande all’investigatore era necessario poter esaminare “tutte” le carte del fascicolo. Inevitabile, perciò, il rinvio dell’udienza  ad oggi. Con Di Girolamo è imputata anche per la 39enne Francesca D’Amico, che in diversi casi, secondo l’accusa, avrebbe agito d’intesa con l’ex promoter della Mediolanum.  Secondo l’accusa, Di Girolamo avrebbe raggirato numerose persone che gli consegnavano somme di denaro contante o assegni per investimenti finanziari, per stipulare contratti di pensione integrativa o per essere versati sui loro conti bancari. In parecchie occasioni, però, nulla di tutto ciò sarebbe stato fatto dal Di Girolamo, che si appropriava delle somme. Ad alcuni clienti della banca, inoltre, sempre secondo l’accusa, consegnava denaro spacciandolo per interessi maturati su fondi d’investimento o titoli acquistati con la sua intermediazione. Ma in realtà il denaro sarebbe stato prelevato dai conti degli stessi clienti o di altri correntisti. Alcuni assegni (per 20 mila euro) sono stati girati da Di Girolamo a Pietro Centonze, cugino del capomafia locale Natale Bonafede, arrestato nell’operazione ‘’Peronospera II’’, anche se poi assolto dall’accusa di associazione mafiosa. L’ammontare della truffa è stata quantificata in circa un milione di euro. Più di venti le persone raggirate. I fatti contestati sono relativi al periodo compreso tra il 2003 e il 2011. La Banca Mediolanum è, al contempo, responsabile civile e parte civile.