Vita, piccolo centro del Trapanese, paese di tanti primati e contraddizioni.
Vi arrivi salendo, ma non ti accorgi di essere giunto nel comune più alto della provincia, dopo Erice.
Circondato da colline di un incredibile verde intenso, è dotato di un Parco ( cosa rara da queste parti) dedicato a Vincenzo Renda, Sindaco ininterrottamente, dal 1944 sino al 1985 quando, per motivi di salute, fu costretto al ritiro, due anni prima della morte, un record!
Dominato dal bosco attrezzato della Baronia meta di numerosi gitanti, per un istante credi di trovarti in un paesino sub alpino, invece che in un assolato borgo siciliano, dove l’acqua potabile arriva nelle case una volta alla settimana.
Può vantare un agglomerato urbano, tra vecchio e nuovo centro, molto esteso in rapporto al numero di abitanti (poco più di duemila, ma solo teoricamente) mentre ha perso la metà di quanto ne contava 50 anni addietro. Scelte scellerate di quei tempi di ministri socialisti, che preferivano costruire le news town ( come le chiamerà più elegantemente Silvio Berlusconi in Abruzzo) invece che il restauro e il rifacimento dei vecchio centro storico. I cui effetti nefasti, come nella vicina Salemi, sono sotto gli occhi di tutti.
Nel decennio della sindacatura di Enzo Ingraldi parve che si fosse individuata la giusta rotta da seguire. Qualcuno parlò di rinascimento della comunità. Il paesino sembrò proiettarsi all’esterno e verso il futuro. Ma si trattò di una breve parentesi. Di quel periodo è rimasto solo il Festival Internazionale del Folclore, che continua a tenersi ogni anno grazie all’Associazione “Sicilia bedda” di Nicola Monticciolo.
Si fa presto a dire, il futuro sta nel Sud, come qualcuno ottimisticamente sostiene, se nel frattempo il processo di desertificazione antropologica di gran parte del territorio siciliano e trapanese appare inarrestabile. Esso è più tangibile in una realtà come quella di Vita. Alcuni esempi sono clamorosi. Da alcuni mesi ha chiuso i battenti l’unico Istituto di Credito esistente.
A quanto pare, non è stata ritenuta sufficiente l’enorme quantità di depositi, di cui si sussurra persino l’ammontare non di poco conto, così come anche il servizio di tesoreria che esplicava per conto del Comune. I tentativi del sindaco, Filippa Galifi, sono rimasti senza soluzione. Finiti i tempi in cui prevaleva lo spirito del servizio pubblico, prevale impietosamente la legge smodata del profitto. Hai voglia a protestare!
E, come se non bastasse, anche i locali delle Poste Italiane, da quattro mesi circa, rimangono sbarrati. Lavori di ristrutturazione, per una struttura di appena venti anni di vita, hanno costretto al trasferimento degli uffici ed impiegati in un camper. E poco conta se gli utenti, per lo più pensionati, siano obbligati nel frattempo a fare la coda all’aria aperta. Al sole, ma anche sotto gli ombrelli quando piove. Come dal “panellaro”, ci dice una signora. Cosa che nemmeno per il terremoto, ricorda un anziano di buona memoria. Case di 100 anni di età, ancora integre, aggiunge, e recenti costruzioni in cemento armato che si sbriciola, rincara la dose un altro simpatico vecchietto.
Ma come si sa, al peggio non c’è mai fine. Da qualche settimana anche l’ultimo vigile urbano è andato in pensione. Con un organico iniziale di tre unità, oggi tra pensionamenti e prematuri decessi, l'ufficio è melanconicamente deserto.
Episodi di vandalismo e di microcriminalità che si sono susseguiti nell’ultimo biennio con una periodicità preoccupante: un Centro Sociale, una struttura multimediale da far destare l’invidia ai comuni viciniori, preso di mira da una furia devastatrice apparentemente inspiegabile; un canile gestito da giovani volontarie ha cessato di esistere perché oggetto di incursioni barbariche; computer, portatili, lavagne multimediali trafugati nottetempo da un plesso scolastico; viti e alberi d’ulivo tagliati; intimidazioni ad un assessore che poi si dimesso; appartamenti di case popolari dati alle fiamme. “Un Carnevale e una Festa della Madonna di Tagliavia, due ricorrenze che non si sarebbero dovute organizzare…c’è una volontà di metterci in cattiva luce”, aveva dichiarato qualche anno fa la sindaca Filippa Galifi.
Insomma, un quadro niente affatto sereno e idilliaco.
E tuttavia, quando credi che sia notte fonda, c’è sempre una luce che s’intravede alla fine del tunnel.
E a Vita una piccola fiaccola parrebbe che la stia portando avanti, a fatica ma con determinazione, una giovane ma intraprendente donna.
Stiamo parlando di Maria Scavuzzo, presidente della Pro Loco locale, ma da poco riconfermata fino al 2020 anche Presidente del Consiglio Provinciale, un’organizzazione che associa le 17 Pro Loco della provincia di Trapani. A coadiuvarla si sono sei consiglieri che sono anche i responsabili delle Pro Loco comunali da cui provengono: Giuseppe Pecorella di Salemi, Sergio Zummo di Gibellina, Giovanni Grammatico di Buseto Palizzolo, Marianna Pavia di Valderice, Nuccia Placenza di Calatafimi, Nello D’Anna di Castellammare del Golfo.
Per tutto il periodo della sua presidenza, come prevede il loro statuto, la sede di Vita è anche la sede provinciale dell’Unpli, acronimo che sta per Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia. Appena entri, non credi ai tuoi occhi. Hai subito la conferma di non trovarti in un locale della periferia di un paesino, con due tavoli e quattro sedie, per intenderci. Le tre stanze, arredate con mobili modernissimi, funzionano a tutti gli effetti come un Centro Culturale Polifunzionale. Ed infatti la struttura è stata finanziata a tale scopo dal Gal Elimos. Un progetto ambizioso dotato di ben 10 postazioni di lavoro per PC, aperto al pubblico. Una sorta di internet-point senza scopo di lucro destinato a chiunque voglia collegarsi con il mondo intero. Ne usufruiscono per la maggior parte giovani studenti ma anche gli africani ospitati da un centro di accoglienza. Il Centro possiede anche un Totem elettronico. E’ in fase di allestimento. Quando sarà completato, turisti e non potranno utilizzarlo come una guida rapida per individuare i siti d’interesse culturale, artistico, archeologico dell’intera provincia. Ma l’impegno maggiore attuale di Maria Scavuzzo è fatto di ben altro spessore. La sua preoccupazione di oggi è tutta rivolta alla realizzazione di ben due progetti. Non le fanno trascorrere notti tranquille. Teme di non essere collaborata al massimo dai giovani che sono stati reclutati a tale fine. Sono coinvolte ben nove Pro Loco della Provincia che hanno “ assunto” 19 volontari. Solo a Vita ce ne sono 5, di cui due svolgono in questo modo il servizio civile.
Uno di questi due progetti ha come titolo “Itinerario culturale nei luoghi del mito”.
Si propone di intervenire nell’ambito del Patrimonio artistico e culturale della Regione Siciliana.
Le attività che si vogliono realizzare, nell’arco di dodici mesi di attività, mirano ad una crescita del territorio dal punto di vista culturale, sociale e, conseguentemente, economico.
In particolare, precisa la presidente Scavuzzo, il progetto rappresenta una continuità rispetto alle precedenti edizioni; con la differenza che , mentre nel passato venivano proposti tre separati progetti, per area geografica (Sicilia
Centrale, Orientale ed Occidentale), con obiettivi e finalità comuni, per l’annualità 2013-2014 oggi invece si tratta di un unico progetto regionale.
Non vi sono coinvolti solo i giovani del servizio civile, ma anche volontari che le Pro Loco hanno reclutato con grandi sacrifici per raggiungere gli obiettivi individuati, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Il secondo progetto ha come tema d’intervento la “ La cultura delle feste e tradizioni nella Sicilia Occidentale”. Interessa il territorio delle province di Agrigento e Trapani. Inoltre, per confrontare alcuni aspetti antropologici e folcloristici, mettendo in luce la differente genesi delle tradizioni della Sicilia occidentale rispetto a quelle della costa orientale, sono state coinvolte alcune zone della provincia di Siracusa.
Come si sa, infatti, La Sicilia sin dalla preistoria ha presentato due zone ben distinte, divise idealmente dalla linea segnata dal fiume Salso-Himera settentrionale.
Ad occidente si stanziarono gli elimi, i sicani e alcune colonie puniche, ad oriente vi erano i siculi e poi soprattutto le colonie greche.
Una differenziazione accentuatasi poi nel corso dei secoli con l’arrivo degli arabi che hanno abitato e dato il nome al territorio occidentale, mentre la Sicilia orientale conservava molto più a lungo le tradizioni greco- bizantine. Il progetto mira, se è possibile alla riscoperta delle tradizioni popolari della Sicilia occidentale. Le provincie di Agrigento e Trapani, collegate attraverso la strada statale 115 e con una popolazione di 1.280.000 abitanti sono accomunate da una forte tradizione agricola (prevalentemente vigneti) , da un ricco patrimonio culturale (bellezze naturali e siti archeologici) e da un notevole patrimonio immateriale (dialetti, feste tradizionali, manifestazioni storico-culturali) non adeguatamente valorizzati.
Molto approssimativamente si può dire che le feste popolari di questo territorio sembrano fortemente legate al mondo agricolo a differenza delle feste patronali della zona orientale in cui invece prevale la difesa del territorio dai pericoli esterni, siano essi la peste, il terremoto, o l’assalto dei pirati sulle coste.
Saranno le pro loco di Calatafimi Calatafimi Segesta, Castellammare del Golfo , Custonaci , Gibellina Partanna , Salemi, Valderice e Vita a concretizzare il progetto. Un progetto, come si è detto, impegnativo al massimo. Da qui lo stato di apprensione costante di Maria Scavuzzo, che non perde mai la calma ed è fiduciosa nel buon esito di entrambi i progetti. Ce ne andiamo da Vita fiduciosi anche noi. Consapevoli che attività come queste, prima o poi serviranno a risollevare le sorti di una comunità e di un comprensorio.
Franco Ciro Lo Re