Ci sono il Pd, Città Nuova, il consigliere Vaccara di “Noi per Castelvetrano”.
Ci sono il Movimento Cinque Stelle, Francesco Bongiorno del Movimento “Andare Oltre”, l’ex sindaco Pompeo. Ci sono anche i difensori dello statuto autonomo della Sicilia e i contestatori che si sono fatti sentire al momento dell’arrivo del presidente della regione Rosario Crocetta all’incontro con la cittadinanza al Capitol di via Bonsignore a Castelvetrano.
Il presidente non gradisce l’iniziale contestazione e nel suo intervento rimarca come Castelvetrano “rimane una città occupata dal sistema mafioso, un sistema che conduce a Matteo Messina Denaro. E mi pare – aggiunge - che per questo non ci sono mai state contestazioni da parte di partitini di neo formazione”.
Il tema principale è quello del precariato, le cui istanze vengono sottolineate dall’intervento di Ninni Siragusa, rappresentante della categoria e attivista del Pd, che ricorda come la maggior parte dei Comuni della Sicilia sia gestita dai precari. E di come, nel caso in cui qualcuno un domani decidesse di non prorogare più questi contratti, tutte le amministrazioni si ritroverebbero senza forza lavoro, creando disservizi all’intera collettività.
Non fa una piega. Ma il problema principale è: chi li paga? Ed in quali forme?
Se continuano a rimanere precari, la Regione Siciliana. In caso di stabilizzazione, e quindi di assunzione, dovrebbe invece provvedere il Comune.
Crocetta sul punto è perentorio: “La Regione Siciliana non può assumere 18 mila precari, quando la Corte dei Conti ci dice che abbiamo 2500 dipendenti in più rispetto a quelli che dovremmo avere”.
In effetti, quello che l’opinione pubblica nazionale ha sempre criticato alla Sicilia è proprio l’eccessivo numero di precari e di forestali. “Quando vado nelle tv nazionali, mi contestano il perché io non licenzi forestali e precari in esubero. Non mi fanno certo i complimenti perché li difendo. Ma non vorrei che coloro che dovrebbero accorgersi dello sforzo che facciamo, in realtà non lo capiscano”.
Ma a proposito di Corte dei Conti, ad accorgersi di qualcosa era già stato il Ministero dell’Economia e delle Finanze che nel 2012, con un’ispezione della Ragioneria di Stato, aveva rilevato un bel po’ di cose poco chiare sul Comune di Castelvetrano. E sull’argomento dei precari era emerso che il numero totale del personale in servizio supererebbe di gran lunga il limite massimo dei posti previsti, in contrasto con i principi dettati dalla Costituzione.
Con assunzioni e stabilizzazioni, il Comune non avrebbe rispettato l’obbligo di “riduzione della spesa di personale e di contenimento della dinamica retributiva e occupazionale” stabilito dalla legge finanziaria del 2007.
Ecco perchè i circa 235 contrattisti stabilizzati durante il periodo dal 2007 al 2011 in base alle varie leggi regionali con finanziamenti della Regione Siciliana a favore del comune sarebbero stati troppi.
La relazione del ministero parla chiaro: “Si segnala che il personale stabilizzato, o comunque assunto a tempo determinato, è stato reclutato senza la necessaria, preventiva, verifica degli effettivi fabbisogni, in assenza della prescritta programmazione triennale del fabbisogno di personale ed in mancanza dei posti (oltre che dei profili professionali) nella dotazione organica”. Ma la colpa non può certo essere attribuita ai precari, vittime di un consolidato sistema clientelare che li ha sempre tenuti prigionieri della politica che li ha creati. Quella stessa politica che forse adesso non può più mantenerli, rischiando il blocco dell’attività amministrativa da un lato e la macelleria sociale dall’altro.
Il presidente della regione Siciliana parla anche del Sindaco. E non proprio in termini positivi:
“Ho scoperto che si è divertito, negli ultimi mesi, ad attaccarmi. Io non l’ho mai attaccato, anzi avevo pure sostenuto la sua campagna elettorale e questo è stato il suo prezioso regalo. Stessa cosa ha fatto nei confronti del Partito Democratico o di altre associazioni che avevano contribuito alla sua vittoria. Non mi sembra una bella cosa. Così come non mi sembra una bella cosa quella di scaricare sulla Regione Siciliana tutti i suoi problemi. I rifiuti per strada e l’arretrato degli stipendi degli operai dell’Ato non sono certo responsabilità della Regione Siciliana, ma del sindaco. I sindaci che fanno parte dell’Ato, pagano i dipendenti ed effettuano un servizio attraverso le bollette che pagano i cittadini. Si tratta di fondi vincolati e non si possono trovare scuse, dicendo che la Regione non ha ancora pagato le somme che gli sono dovute. Diversamente vorrebbe dire che, siccome la Regione paga in differita anche gli altri comuni, dovremmo allora avere il servizio dei rifiuti interrotto in tutta la Sicilia. Occorre allora assumersi le proprie responsabilità.
Si esprime anche sul recente finanziamento perduto sui lavori al parco archeologico di Selinunte: “Se ci sono difficoltà, normalmente un sindaco chiama il presidente della Regione, al posto di attaccarlo come ha fatto lui. Su questa perdita del finanziamento di Selinunte, non mi pare che il sindaco mi abbia coinvolto. Magari un consiglio l’avrei potuto dare. Invece niente. Poi, appena si sono accorti di averlo perso, bisognava trovare una scusa. E allora diventa facile dire che la regione non aveva la compartecipazione. Ma non è affatto vero, ce l’abbiamo sempre avuta. Abbiamo dato compartecipazioni per miliardi, perché mai avremmo dovuto avere difficoltà per qualche centinaio di migliaia di euro? In tutta la Sicilia, sono i comuni che non hanno saputo portare avanti i progetti correttamente e non li hanno saputi spendere”.
Una cosa sembra certa: il ponte sullo stretto non si farà mai.
Al suo posto il progetto “Mille cantieri”: nuovi bandi da 4 miliardi e mezzo di euro di fondi europei, per opere minori in favore dell’agricoltura, della pesca e del turismo.
Viene da chiedersi: se sui finanziamenti (quelli che non si perdono, almeno) di Castelvetrano non si può escludere l’interesse di Matteo Messina Denaro, siamo sicuri di non poter escludere l’interesse della mafia in generale su questi 4 miliardi e mezzo di euro che arrivano da Bruxelles?
E per quanto tempo arriveranno ancora i soldi dell’Europa?
“Quando tra qualche anno verranno meno i trasferimenti netti dello Stato nei confronti del Mezzogiorno e quando contemporaneamente si sarà esaurito tra mille sprechi e rapine il fiume dei contributi europei, cosa accadrà?” si chiedeva Roberto Scarpinato in “Il Ritorno del Principe”.
La risposta che si dà non è ottimistica: “Se il Meridione dovesse essere di fatto abbandonato gradualmente al suo destino, le mafie – quelle alte e quelle basse – avrebbero finalmente coronato l’antico sogno di riaffermare la loro totale supremazia in questa parte del Paese”.
Egidio Morici