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04/05/2016 06:30:00

Castelvetrano. Se le confische di beni ai mafiosi fanno perdere milioni di tasse al Comune

Quando c’era Giuseppe Grigoli, il re dei supermercati oggi condannato definitivamente per mafia, la città poteva contare anche sull’Imu dei suoi fabbricati. Adesso non più, visto che la maggior parte dei beni confiscati sono stati trasferiti allo Stato.

Secondo il sindaco Errante, un territorio così iper-confiscato risentirebbe molto di questo problema, perché verrebbero a mancare quelle entrate relative al patrimonio immobiliare presente sul territorio.

Un danno che l’anno scorso si sarebbe avvicinato al milione di euro, a causa delle tasse non versate del grande centro distribuzione di contrada Strasatto, del centro commerciale Belicittà e degli altri numerosi beni confiscati all’imprenditore complice di Matteo Messina Denaro. A questi si aggiungerebbero anche i beni confiscati ai fratelli Cascio e ai parenti del superboss.

Fin quando erano in attività, tutti ottimi contribuenti, secondo i dati del Comune.

 

Ma i chiari di luna delle casse del Comune dipendono da tanti altri fattori.

Mancano i 2 milioni e mezzo di euro degli avvisi di accertamento per Tia ed Ici. Si tratta di circa 5000 accertamenti, quasi tutti inviati dopo il termine di prescrizione, ma regolarmente messi “a bilancio” nelle casse dell’Ente. Entrate destinate a rimanere virtuali, tra ricorsi e future spese per il recupero coatto.

Mancano i soldi della tassa rifiuti, con un’evasione superiore al 50 per cento ed un servizio fatto di cumuli di spazzatura spesso non ritirata, di cassonetti sfondati e di degrado. Ed è difficile capire se il servizio è carente a causa della gente che non paga, oppure se la gente non paga a causa del servizio carente.

Mancano i soldi dei consumi idrici, dei canoni fognari e della depurazione. Anche questo, un settore funestato dall’evasione, dove l’erogazione dell’acqua avviene per due ore al giorno e i problemi di depurazione rischiano di fare più danno delle trivelle.

Manca l’Imu degli alberghi, che sono tanti. Negli anni passati, molti imprenditori del settore non sono stati in grado di pagare cifre che in alcuni casi superavano le 100 mila euro. Oltre alla famosa tassa di soggiorno che l’anno scorso il comune ha incassato per meno di un quarto.

Manca l’Imu delle case abusive di Triscina, acquisite al patrimonio indisponibile del Comune. Lo stesso sindaco l’aveva detto già nel 2013 a Rai Uno, nella trasmissione di Giletti: “Il cittadino che abita negli immobili realizzati nella fascia dei 150 metri dal mare, non paga l’Imu”. “Un dato certo, senza approssimazione alcuna” aveva sottolineato Errante al conduttore.

Mancano anche i soldi che il Comune potrebbe avere dalle multe della Polizia Municipale, certamente insufficienti rispetto alle numerose infrazioni che in alcuni casi sono diventate quasi fisiologiche. Basti pensare a quello che è successo a Selinunte una decina di giorni fa, quando decine di automobilisti sono stati multati per aver percorso una temporanea isola pedonale, con tanto di divieto di accesso ai non autorizzati e transenna a parziale barriera. Questa volta i vigili urbani non erano messi lì a presidiare il punto d’entrata, ma più avanti, dopo la curva. Sorpresa poco gradita per molti automobilisti e grande bagarre finita con l’intervento dei Carabinieri di fronte ai turisti allibiti.

 

Certo, non c’è dubbio che il milione di tasse dei mafiosi, anche se non risolutivo, avrebbe fatto bene alle asfittiche casse comunali. Ma saremmo molto lontani dalla realtà se pensassimo che i principali problemi di liquidità del comune siano legati alle confische.

 

Egidio Morici