Con un video di 8 minuti pubblicato sulla sua pagina Facebook, Pif dice la sua sul caso Maniaci, il direttore di Telejato indagato per estorsione. “L’ho conosciuto dieci anni fa in un incontro all’università di Perugia – comincia a raccontare – dove alcuni docenti se ne andarono sdegnati, mentre i ragazzi lo ascoltavano. Quando sono uscite le intercettazioni mi è crollato il mondo addosso. Ho cercato di leggerle senza farmi coinvolgere. Ma che estorsore è uno che chiede 466 euro? Mi astengo e aspetto le risultanze penali”, dice Pif. Ma il regista de “La mafia uccide solo d’estate” si interroga anche sul piano morale: “La storia dei cani mi ha fatto incazzare. Qualche domanda a Pino la voglio fare quando lo incontrerò e sapere se si sia realmente accorto di cosa abbia costruito in questi anni. Questa antimafia non va persa, i giovani sono in attesa. Telejato – prosegue - non deve chiudere perché una famiglia mafiosa in particolare, i Vitale, si stanno sbellicando dalle risate pensando ‘ma guarda un po’, hanno fatto tutto da soli'”. Poi Pif aggiunge: “Ci vuole un’antimafia 3.0 che smetta di delegare le azioni antimafiose a qualcun altro. Se oggi si può aprire un negozio a Palermo senza pagare il pizzo è perché qualcuno ci ha messo la faccia. Quelli che si sono messi in gioco,magari non sono dei santi, avranno tutti i difetti di questo mondo. Perché – conclude – siamo schifosamente umani. Ma i difetti di una persona non possono essere un alibi per non fare un’emerita minchia…".
E' stata respinta la richiesta dei legali di Pino Maniaci. Il gip del Tribunale di Palermo, Fernando Sestito, ha confermato il divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani per il direttore di Telejato. . Lo scorso venerdì Maniaci era stato interrogato dal giudice e nel pomeriggio aveva incontrato la stampa per ribadire la sua estraneità alla accuse di estorsione.
Secondo il gip non sarebbero emersi, in seguito all'interrogatorio di garanzia, elementi tali da sostenere un provvedimento di revoca del divieto di dimora. I legali del giornalista, Bartolomeo Parrino e Antonio Ingroia, comunque hanno fatto sapere che impugneranno il provvedimento. Già pronto dunque il ricorso. Per i legali la misura ottenuta dalla Procura sarebbe sproporzionata rispetto alle accuse contestate. Ovvero, estorsione di denaro. Maniaci è finito nei guai per aver ricevuto presunti favori dagli ex sindaci di Borgetto e Partinico in cambio una linea "morbida" della sua tv.
Due ore di giustificazioni, venerdì mattina, non sembrano aver scalfito l’impianto della procura. La tesi del «complotto» non ha fatto breccia. E neanche quella della pubblicità pagata dai sindaci. «Debbono integralmente richiamarsi - scrive Sestito - le osservazioni compiutamente già svolte nell’ordinanza ». Per il giudice c’è ancora «la necessità di interrompere il circuito relazionale» di Maniaci, è il motivo per cui deve stare lontano da Partinico e da Telejato. Sono soprattutto le intercettazioni a pesare sulla posizione di Maniaci. Le intercettazioni svelano che il giornalista avrebbe persino tentato di depistare le indagini sugli attentati subiti. Non era stata la mafia a compierli, ma il marito della sua amante. E Maniaci diceva alla donna: «Cancella tutti i messaggi e pure i numeri, tutte cose... Siccome lui ha messo nero su bianco che noi siamo amanti, noialtri amanti non ci siamo, non lo dobbiamo fare capire». E ancora: «Non parlare neanche di soldi, ti ho aiutata a farti trovare il lavoro qua al municipio». La donna seguì le indicazioni di Maniaci. Tutte tranne una. «Stai smentendo quello che gli ho detto io, che è un violento?», sbottò il giornalista dopo l’audizione dell’amante. E andò su tutte le furie: «Mi sta chiamando mezza Italia, io ho capito che a te interessa salvaguardarti il tuo culo, ciao».
«Parlando con la donna al telefono - ha detto il giornalista in conferenza stampa - avevo accusato suo marito solo per una ragione di rivalsa contro di lei. Poi, invece, ho fatto una denuncia contro ignoti». Ma dagli atti dell’inchiesta risulta che Maniaci citò il marito geloso (e violento) in tre occasioni: il 23 novembre 2014, telefonando al 112, mentre l’uomo lo minacciava in redazione (un’ora prima, era stata bruciata la Bmw del giornalista). Maniaci scandì lo stesso nome nel corso della denuncia in commissariato. Il 4 dicembre, dopo la morte dei cani, il direttore di Telejato tornò ad accusare il marito dell’amante. Ai carabinieri disse: «È convinto che abbia una relazione con sua moglie... in merito agli ultimi due episodi accaduti, presumibilmente credo che l’autore sia B.G., e in tal senso chiedo di effettuare controlli in merito».