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16/05/2016 03:50:00

Il traffico dei reperti archeologici rubati in Sicilia

 E' stato coperto un gruppo criminale dedito al traffico illecito di beni archeologici, frutto di scavi clandestini in vari siti siciliani. I carabinieri del comando tutela patrimonio culturale hanno eseguito 3 misure cautelari per i tre tombaroli.
Per un 56enne di Siracusa è stato disposta la misura cautelare in carcere perché ritenuto elemento di vertice del gruppo criminale, per un altro siracusano sono stati disposti gli arresti domiciliari e infine, l’obbligo di dimora, è scattato per un 50enne paternese. Nella stessa indagine sono indagate in stato di libertà altre 22 persone. Numerose perquisizioni sono state eseguite in provincia di Catania, Caltanissetta, Enna e Siracusa, a carico dei cosiddetti “tombaroli”.
Le misure cautelari sono state emesse dal Gip del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica che ha coordinato l’attività investigativa del Nucleo del carabinieri tutela patrimonio culturale di Palermo, coadiuvati dai militari di Termini Imerese (PA).
Traffico di reperti in Sicilia, i carabinieri: "Beni rivenduti ad aste o collezionisti privati"

L’indagine è stata avviata nel 2014, a seguito di un esteso fenomeno di scavi clandestini a Termini Imerese (PA), nei pressi del sito archeologico di “Himera”. Sono stati accertati reati riconducibili ad un gruppo criminale ben strutturato, operante sull’intero territorio siciliano. L’indagine ha avuto come obiettivo quello di disarticolare la rete criminale, risalendo fino ai vertici dell’organizzazione.
Il gruppo era in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito: gli scavi clandestini in Sicilia, l’esportazione illecita attraverso l’uso di corrieri in Germania, la vendita all’estero dei beni attraverso altri canali. Nel corso delle indagini sono stati accertati scavi clandestini nei siti archeologici di Termini Imerese (PA), Corleone (PA), Petralia Sottana (PA), Augusta (SR), Cattolica Eraclea (AG) e Mussomeli (CL).
Sono in corso indagini all’estero per il recupero dei beni illecitamente esportati al di fuori del territorio nazionale.