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21/05/2016 06:30:00

Giacomo Rallo, icona della buona imprenditoria, uno Steve Jobs marsalese

Non posso definirmi una sua amica, non ho ricordi legati ad una frequentazione assidua, ma posso citare una minuzia, cosa da poco per qualcuno, ma incredibilmente preziosa per chi usa il bilancino dell’orafo per pesare le relazioni umane. Chiamava periodicamente in libreria per ordinare i suoi libri preferiti. Sovente, dello stesso titolo, ne ordinava diverse copie, amava condividere con altri le parole che lo avevano emozionato. Un lettore forte e colto. Un appuntamento mensile con la lista del dottor Giacomo, libri da ordinare appositamente, mai disponibili sugli scaffali affollati dai libri di consumo. Buongiorno katia, mi diceva, e pronunciava il mio nome con la stessa cordialità di chi spalanca la porta di casa per accoglierti. Un dettaglio significativo per chi, come me, si nutre di dettagli. È stata questa la prima cosa a cui ho pensato dopo aver appreso la triste notizia. Raramente passava in libreria di persona, ma quando lo faceva si risolveva la giornata, dispensava stile, garbo e piacevolezza, e non era una posa, ma il suo modo d’essere. Credo tanto nella comunità, quella in cui vivo e per la quale mi muovo, il desiderio di crescere insieme ad essa, di registrare impercettibili segnali di consapevolezza più matura. Giacomo Rallo era il mio Steve Jobs, l’icona della buona imprenditoria, del … ce la possiamo fare, ed è riuscito a rendere migliore questo territorio. Da libraia ho perso un lettore formidabile, raro, ma la voragine che ha lasciato è nella comunità tutta. E da libraio il mio collega e amico Pietro Pellegrino così lo ricorda:

Non ero in città quel giorno e la notizia mi è arrivata mentre, in piedi, esultavo per una prodezza di Federer nel corso dei suoi allenamenti agli Internazionali di tennis a Roma. Fu quasi come se fosse stato lui stesso a darmela quella tremenda notizia, come se fosse stato anche lui presente dal momento che anche lui amava quel mondo ed avrebbe voluto esultare e gioire come si gioisce quando gli occhi ti fanno vedere qualcosa che ti toglie il respiro. E, in quel momento, il suo respiro si era bloccato, spento, finito.

Mi verrebbe di citare Shakespeare ed il suo Antonio ma non tanto per l'accorato monologo con cui questi difendeva Cesare e neppure per i contenuti di esso. Piuttosto perché quel mondo, quello letterario, era anche il mondo di Giacomo, era la quiete che cercava e che raggiungeva quando, dopo le fatiche della sua preziosa partecipazione ai fatti della sua Azienda, poteva finalmente dedicarsi alla lettura di quei libri che lo facevano estraniare e meditare sui fatti della vita e dello spirito. Questo era per me Giacomo! Il fratello maggiore che avrei da sempre voluto avere; l'amico sincero al quale chiedere consigli, che mai lesinava, ma che, anzi, erano la "scusa" con la quale , magicamente, riuscendo a sviare il discorso, mi chiedeva, a sua volta,  consigli sulle ultime novità letterarie. Adesso sono triste ma non dispero, ho già trovato un libro da suggerirgli: L’uomo che credeva di non avere più tempo, tra le pagine c’è una riflessione che mi piace tanto e che vorrei condividere con la famiglia Rallo e dice più o meno così: non dire mai di nessuna cosa l’ho persa, ma l’ho restituita. È morto tuo padre? È stato solo restituito. È morto tuo marito? È stato solo restituito. Non è la morte a essere brutta. È il compito non assolto. A Giacomo sarebbe piaciuto, ne sono certo, e so dove farglielo recapitare.

 

 

 

Katia Regina e Pietro Pellegrino