Nel corso dell'incontro sul tema “L’uso sociale dei beni confiscati alla mafia”, alla presenza del prefetto Leopoldo Falco e del giudice Piero Grillo, il sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo ha consegnato le chiavi di “Casa Viola” alla dott.ssa Maria De Vita, presidente della coop. PEGA, capofila di un Raggruppamento di Imprese che operano nel sociale e che gestirà l'immobile. “Questo è stato sottratto alla mafia per essere restituito ai cittadini , ha affermato il sindaco nel corso del suo intervento di apertura del convegno. Ci siamo adoperati per il suo utilizzo a fini sociali, e lo scopo cui è destinato rientra in quel programma di tutela delle categorie più indifese che per questa Amministrazione è una priorità. Stiamo facendo tanto anche per incidere sulla cultura della non violenza in genere, partendo dalle scuole e finanziando diversi progetti sociali” . L'assessore Clara Ruggieri ha sottolinenando che finora “sono 19 gli immobili passati dalle mani mafiose a quelle dei cittadini” . L'assessore Anna Maria Angileri ha evidenziato il buon lavoro di squadra (“un grazie anche al funzionario regionale Piero Fina per il prezioso contributo”) che ha consentito di raggiungere questo obiettivo dove “un dibattito vivace e costruttivo ha messo in campo sinergie positive”. “Una vittoria che appartiene a tanti - ha pure detto la deputata regionale Antonella Milazzo – e che dimostra quanto alta sia l'attenzione delle Istituzioni su temi di così rilevante interesse sociale, dove la Sicilia ha fatto notevoli passi avanti negli ultimi 25 anni”. “Il fatto che un bene continui a vivere nel solco della legalità è una vittoria di tutti - ha affermato il prefetto Leopoldo Falco. Ne sono stati tolti tanti alla criminalità organizzata, il problema è amministrarli, renderli produttivi. Resta tanto da fare , ma i risultati sono straordinari” . Sull'evoluzione legislativa dell'uso sociale dei beni confiscati alla mafia si è in particolare soffermato Piero Grillo, magistrato responsabile delle misure di prevenzione del Tribunale di Trapani. “La legge Rognoni-La Torre è stata la svolta in questo delicato settore, facendo capire chiaramente che non si può essere ripagati da un atto criminale, anzi, chi possiede beni di provenienza illecita li deve restituire , ha affermato il giudice. Poi, parlando di procedure, Grillo ha sottolineato i tempi lunghi per la confisca (“anche sette anni” ), l'importanza dei PON sicurezza per i finanziamenti e le difficoltà che presentano taluni beni confiscati (fondi rustici). Per Libera è intervenuto il coordinatore provinciale Salvatore Inguì. “La confisca dei beni è solo una parte della lotta alla mafia, che necessita di azioni di prevenzione e sensibilizzazione. La nostra associazione, che ha promosso l'uso sociale delle confische, non gestisce alcun bene , ha detto Inguì; quello lo fanno le cooperative che confluiscono in Libera Terra” . Lo stesso Inguì, infine, ha chiuso con una riflessione polemica sull'attività antimafia (“molti attacchi a Libera creano disinformazione o sono in malafede” ), ricevendo subito dopo solidarietà da parte del prefetto Falco: “l'attacco a Libera è un attacco all'antimafia, quindi allo Stato ”. Gli ultimi due interventi che hanno chiuso l'incontro sono stati di Maria De Vita - cui è stata affidata la nuova struttura per le donne vittime di violenza - e di Anna Maria Bonafede, presidente della Commissione Pari Opportunità. “Non mi sento sola, così come sole non saranno le donne che ci chiederanno aiuto , ha detto De Vita. “Ringrazio il sindaco per la consegna delle chiavi di Casa Viola, una struttura che chiede alla comunità di appoggiarla nell'affermare la cultura della non violenza”. Sulla stessa lunghezza d'onda la Bonafede, per la quale “continuiamo un lavoro dal basso che ci vede in prima linea, dove mettiamo assieme saperi comuni per tenere alta la guardia su tematiche sociali così importanti” . La “Casa Viola” è un appartamento arredato con sei posti letto e costituisce il centro di prima accoglienza per donne che subiscono maltrattamenti. Segnalata la violenza da parte delle Forze dell'Ordine o dai Servizi sociali, le donne avranno adeguata accoglienza nella struttura, con adeguato supporto psicologico e professionale.