Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
07/06/2016 00:00:00

A settembre a Gibellina, la mostra "Maestri milanesi a Gibellina"

“Milano da bere”, recitava un vecchio slogan pubblicitario di un amaro.  E’ il caso – non ce ne voglia il pubblicitario Marco Mignani, autore dello slogan – di riutilizzarlo, rielaborandolo naturalmente, per la mostra “Maestri milanesi a Gibellina” che il Comune ha organizzato per il mese di settembre (dal 2 al 28) nella Sala consiliare. “Milano da vedere”, dunque.
Saranno presentati, dal Sindaco Salvatore Sutera, dall’assessore alla cultura Peppe Zummo e dal critico d’arte Cristina Palmieri, le opere di ben sette artisti, tutti operanti nella Capitale economica italiana ma, anche – diremo noi –, nella capitale della creatività contemporanea.

Il visitatore avrà l’opportunità di poter ammirare la “pittura veloce” di Nino Attinà, dalla figurazione lacerata e sottilmente malinconica che, a sprazzi, è capace di abbandonarsi alla felicità; potrà viaggiare con le opere di Michele Cannaò e sarà, sicuramente, un viaggio sofferto ma di scoperta e di crescita, un viaggio di “passione” e d’”incanto”.

La pittura di Giuseppe Donnaloia lo condurrà, poi, fra le correnti del “Realismo terminale” dove gli oggetti diventano soggetti e la natura è vista come innaturale, estranea, sconosciuta; il suo sguardo verrà catturato, successivamente, dalle “figure in contorsione” di Alfredo Mazzotta, sculture dove lo spazio è inteso come “componente vivo e dinamico” elemento visivo a cui la forma plastica non può assolutamente rinunciare.

Il viaggio del visitatore proseguirà con un “tuffo” fra le acque dai colori mediterranei e potrà fare un “volo pindarico” verso la solarità di Filippo Scimeca e Togo Enzo Migneco, due linguaggi diversi – dalle linee spazial-costruttiviste le opere del primo, lirico-espressioniste quelle del secondo – accomunati dalla stessa “identità insulare”; un’identità, però, senza confini definibili, a “mare aperto”, per intenderci.

Concluderanno questo percorso con le opere di Tiziana Vanetti, dove tutto scorre e fugge fra le pennellate rapide, fluide e materiche dove, agostinianamente, “il tempo è inafferrabile”.

Per circa un mese (quello di settembre) i visitatori potranno godere di un’eccezionale spaccato del panorama dell’arte contemporanea, un panorama fatto di coerenza nella diversità, di pluralità degli approcci e di stili differenti.

“Milano da vedere”, dunque, ma a Gibellina: Città-laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica e museo "en plein air".

Giacomo Cuttone