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07/06/2016 06:30:00

Castelvetrano. L’ex direttore del CAM (sequestrato) alla ricerca delle metope perdute

Alla ricerca delle metope perdute. Se fosse un film si intitolerebbe così questo tentativo di far tornare nel territorio di Castelvetrano i preziosi reperti selinuntini.
Certo, non è che si siano persi, sono soltanto conservati a Palermo e godono di una speciale tutela proprio perché di particolare pregio. Talmente preziosi che la Regione Siciliana ne avrebbe impedito perfino l’uscita dall’isola. Eccellenze di così alto valore, che per questioni di sicurezza sono state tenute lontane da Selinunte, non all’altezza per proteggerle.
Riportarle indietro sarà compito dell’avvocato Giovanni Miceli, al quale il sindaco Errante ha conferito un incarico di consulente legale a titolo gratuito per “fornire il proprio sostegno per il recupero dei Beni Culturali e la successiva allocazione nell’ambito territoriale della città di Castelvetrano”.

Miceli è l’ex direttore del Centro Archeologico Museale (CAM) di Triscina, un bene sequestrato insieme ad altri sparsi per la penisola, dopo l’arresto di Monsignor Patrizio Benvenuti e del faccendiere Christian Ventisette, in seguito allo scandalo Kepha Onlus di cui Tp24 si è largamente occupato.
Il CAM, tra le altre cose, ospitava delle anfore romane e i rostri della battaglia delle Egadi. Il sequestro non era ancora scattato, ma le cose andavano piuttosto male, al punto che la struttura non aveva più nemmeno la luce elettrica e i reperti furono trasferiti al Museo Civico di Castelvetrano. Qualche mese dopo, la maggior parte di questi prese il volo per l’esposizione in grandi città europee ed americane e il museo rimase abbastanza spoglio.

Una decina di giorni fa, l’avvocato Miceli ha lanciato da Facebook l’idea di far tornare al parco archeologico di Selinunte le famose metope.
Da esperto di storia ed archeologia, si è indignato, scrivendo con chiarezza: “Non c'è alcun motivo che stiano a Palermo. È giusto, logico, ragionevole che tornino nel nostro territorio. Iniziamo tutti insieme questa battaglia. La Città lo vuole.”
Come arrivare allo scopo? Intanto sarebbe stato necessario farne richiesta alla Regione Siciliana. Cosa che il Comune, secondo l’avvocato, non avrebbe ancora fatto. Ecco perché, nella sua pagina, Miceli ha scritto a caratteri cubitali: “Perché il nostro Comune non lo ha mai richiesto?”. E poi: “Se anche tu vuoi che questa opera d'arte ritorni a Castelvetrano condividi questo post e tutti gli altri che seguiranno.”

Ma prima che cominciasse un'altra raccolta di firme, come quella per sostituire il responsabile del canile, il sindaco Errante evidentemente ha intuito che sarebbe stato meglio fare qualcosa, facendo forse la cosa più geniale di tutte: appunto, nominare consulente proprio chi stava per dare fuoco alle polveri, delegando a lui la soluzione del problema.
E così, qualche giorno fa, con la foto in cui si stringono la mano, ognuno ha detto la sua.
“Non sono gli articoli giornalistici o i post battaglieri su facebook che possono far ritornare i reperti archeologici nel nostro territorio – ha affermato il primo cittadino - spesso dietro la restituzione di un bene ci sono istanze da produrre, documentazioni da fornire, polizze assicurative da stipulare ed un lavoro certosino di mediazione che può durare anche anni”.
L’avvocato Miceli invece ha sottolineato che le metope sarebbero “trattenute lontano da ormai troppo tempo in virtù di fantasiose quanto infondate norme giuridiche”.

In molti adesso attendono risultati. L’incarico gratuito durerà meno di un anno. Potrebbe non essere sufficiente. E potrebbe non essere rinnovato.

 

Egidio Morici