I familiari di Bernardo Provenzano hanno chiesto e ottenuto l'autorizzazione alla restituzione della salma e alla cremazione, che avverrà a Milano. Il Il questore Guido Longo aveva vietato i funerali in chiesa "per ragioni di ordine pubblico".
"La mia decisione di vietare i funerali a Bernardo Provenzano è legata alla 'pubblicizzazione' dell'evento, non certo al sacramento - ha poi precisato Longo -. Vietare le esequie in chiesa e il corteo funebre è appunto legato al carattere 'pubblico' della cerimonia, ma nessuno si sogna di impedire un momento di preghiera privato nel cimitero ai familiari".
Il questore ha così voluto placare la polemica che era nata proprio per il divieto. L'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, la diocesi da cui dipende Corleone, aveva prontamente sottolineato che "Il divieto dei funerali pubblici è un modo per evitare l'esaltazione del defunto. Ma la preghiera non può essere proibita dal questore. Il cappellano del cimitero di Corleone o un altro sacerdote benedirà il feretro e ci sarà un momento di preghiera. Una preghiera non si può negare a nessuno".
Sulla polemica sorta sui funerali di Provenzano è intervenuta la sociologa Alessandra Dino, autrice di numerosi libri sulla mafia, che commenta così: "Ho trovato questo dibattito pieno di cliché vuoti di fronte alla voragine di menzogne ancora da chiarire. Mi sembra ci sia piuttosto la volontà da parte dello Stato di utilizzare l'icona Provenzano, come già accaduto al momento della sua cattura, per coprire tutta una serie di inadempienze. Piuttosto questa morte mi sembra un'occasione mancata per fare chiarezza su altro, per affrontare i reali problemi legati al ruolo che il boss ha rivestito in passato. La morte di Provenzano mi pare si stia affrontando più come un fatto mediatico, il problema più serio è quello che non è stato fatto prima".