13,00 - 'E' sempre piu' terra bruciata attorno a Messina Denaro e stavolta abbiamo colpito uno dei suoi canali finanziari piu' floridi'. Lo ha detto Manfredi Lo Presti, dirigente della Divisione Anticrimine della Polizia di Trapani, riguardo al sequestro di beni - tra societa', immobili e rapporti bancari per il valore di 3 milioni di euro - a carico di Domenico Scimonelli, braccio destro finanziario del superlatitante di Castelvetrano, disposto stamane dal Tribunale Misure di Prevenzione di Trapani su richiesta del questore della citta'. Imprenditore originario di Partanna (Trapani) 'Mimmo' Scimonelli e' stato prima arrestato e poi condannato a 17 anni di reclusione nell'ambito dell'operazione Ermes, e attualmente si trova in carcere. L'uomo, che era anche consigliere nazionale della Dc, tuttora si trova imputato dinanzi al gup del tribunale di Palermo per l'omicidio di Salvatore Lombardo, ucciso - secondo l'accusa - dopo aver rubato un furgone con a bordo merce di proprieta' dei supermercati di Scimonelli. Alle indagini ha collaborato anche il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. Mafia: sequestro a manager Messina Denaro,duro colpo a 'Spa' boss (2)= - Trapani, 18 lug. - 'Secondo le nostre indagini - continua Lo Presti - Scimonelli era il raccordo tra la compagine mafiosa e il latitante, agendo attraverso l'imposizione di tangenti nei confronti di imprenditori che si aggiudicavano le gare d'appalto. E' presente una notevole sperequazione nei conti di Scimonelli, condizione che ci ha convinti del nostro operato'. Parte dei beni, gia' nel novembre 2015 erano rientrato in un sequestro preventivo, ma 'quello odierno - dice Oriana Tubia, della Divisione Anticrimine - prevarra' sul precedente'. Gia' coinvolto nel 1997 nell'operazione Progetto Belice, Scimonelli negli ultimi mesi e' rientrato nel mirino degli investigatori per alcuni conti correnti operativi in Svizzera. L'uomo avrebbe utilizzato numerose carte di credito con matrice estera. 'Durante le indagini abbiamo segnalato oltre dieci presunti prestanomi - dice il tenente Lanza Vincenzo del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza - rilevando ad esempio la condizione finanziaria della prestanome che a fronte di un cospicuo patrimonio intestato non aveva riferimenti ne' rispetto al passato ne' rispetto al suo stile di vita'. Tra i beni sequestrati, quindici conti correnti intestati in Italia e quattro societa': l'azienda individuale, il complesso aziendale Superal srl (che gestisce un supermercato a Partanna), Occhiodisole srl, Esse Immobiliare srl (che gestisce due punti vendita Despar, tuttora operativi). Adesso verranno gestiti dallo Stato attraverso gli amministratori giudiziari.
09,30 - Sono due i sequestri operati nel trapanese oggi. Oltre agli imprenditori mazaresi la misura di sequestro è scattata anche per un uomo d'onore di spicco della provincia di Trapani. Beni per 3 milioni di euro, sono stati sequestrati a Giovanni "Mimmo" Scimonelli , 49 anni, nato in Svizzera, a Locarno, ma residente a Partanna, nel Belìce, roccaforte di Matteo Messina Denaro. Il provvedimento è stato eseguito questa mattina dai poliziotti della Divisione anticrimine della Questura di Trapani e della Finanza.
Scimonelli si trova in carcere dopo la condanna, nel maggio scorso, a 17 anni perchè ritenuto capo mafia di Partanna. Scimonelli è ritenuto uno dei "postini" di Matteo Messina Denaro. Secondo Attilio Fogazza, che in queste settimane sta raccontando molte cose sulla mafia del Belìce, Scimonelli avrebbe incontrato più volte il super latitante, tra il 2006 e il 2012, nel porto di Mazara e nelle campagne di Salemi. Scimonelli a Fogazza avrebbe detto: "Mi sono visto cu' siccu. È nervoso perché cominciano a mancare i soldi e non può pagare chi è in carcere…Nel 2012, Scimonelli mi chiese un'auto in prestito, gli diedi una Punto. Tornò con l'auto, le scarpe e i jeans tutti sporchi di fango. Gli ho chiesto: ma dove sei stato? E lui mi rispose che aveva incontrato Matteo Messina Denaro nelle campagne tra Mazara e Salemi. Un giorno, al bar, su un giornale c'era la foto di Messina Denaro e lui mi disse: e quando lo prendono? È completamente cambiato".
7,30 - Beni per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro riconducibili all'imprenditore mazarese Giuseppe Burzotta, 65 anni, e al suo nucleo familiare tra cui il figlio Andrea, consigliere comunale di Mazara del Vallo (era candidato con una lista in appoggio al candidato Sindaco Toni Scilla) ed ex consigliere provinciale, sono stati sequestrati dalla Dia di Trapani.
La proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, avanzata dal direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla, è stata accolta dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani, d'intesa con il procuratore aggiunto Bernardo Petralia della Dda di Palermo.
Burzotta, noto imprenditore del settore edile già sorvegliato speciale, pur non annoverando a proprio carico condanne per mafia, secondo la Dia "rientra tra i soggetti indiziati di 'appartenenza' ad una associazione di tipo mafioso". Dalle indagini è emerso infatti che avrebbe costantemente fornito "supporto economico e finanziario" a esponenti della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, "attraverso il sistematico ricorso ad attività finanziarie illecite oltre che alla gestione occulta di imprese intestate a prestanomi".
Il provvedimento di sequestro riguarda anche il figlio dell'imprenditore, Andrea Burzotta, ritenuto dalla Dia "complice del padre nell'attività di trasferimento fraudolento di beni".
Gli accertamenti effettuati hanno evidenziato, inoltre, l'esistenza di un patrimonio il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dai due congiunti.
Fra i beni sequestrati: 11 fabbricati; 9 tra autocarri e automobili, 25 terreni, 39 rapporti bancari, l’intero capitale sociale ed il compendio aziendale di 4 società.