"Ma come è possibile individuare una persona osservandola a 100 o 150 metri di distanza?”. E’ quanto hanno chiesto gli avvocati Celestino Cardinale e Carlo Ferracane, difensori del 46enne presunto mafioso salemitano Sergio Giglio, all’ispettore di polizia Sergio Guttadauro, ascoltato, in Tribunale, a Marsala (presidente del collegio: Sergio Gulotta), nel processo a quattro degli undici presunti fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro coinvolti nell’operazione antimafia “Ermes” del 3 agosto 2015. Alla sbarra degli imputati, oltre a Sergio Giglio, sono anche Ugo Di Leonardo, di 74, ex geometra del Comune di Santa Ninfa, incensurato, Giovanni Mattarella, di 50, commerciante mazarese, genero dell’anziano boss mafioso Vito Gondola, e Leonardo Agueci, di 28, ragioniere incensurato di Gibellina. Dei quattro, solo Giglio è ancora in carcere. Al centro della deposizione dell’investigatore l’incontro che il 14 dicembre 2012, in contrada Pozzillo, tra le campagne di Mazara e Salemi, l’anziano boss mafioso mazarese Vito Gondola ebbe con un uomo individuato nel pregiudicato Sergio Giglio. Ciò a seguito di un appostamento e delle foto tratte dalle videoriprese effettuate nella zona. I personaggi arrestati nell’operazione “Ermes” sono accusati di aver svolto il ruolo di “postini” per Messina Denaro. Avrebbero avuto, infatti, il compito di smistare i “pizzini” con cui il capomafia comunica con gli affiliati. Alle contestazioni degli avvocati difensori il poliziotto ha risposto dicendo di aver riconosciuto Giglio nella foto che successivamente vide in ufficio e che erano state tratte dalle riprese effettuate con le telecamere piazzate in zona con obiettivo sul casolare di proprietà di Antonino Adragna.