I periti incaricati di effettuare le trascrizioni delle intercettazioni effettuate nelle indagini sfociate nell’operazione antimafia “Ermes” non hanno ancora concluso il loro lavoro. “Ma non è stata colpa nostra – hanno detto alla ripresa, dopo la pausa estiva, del processo ‘Giglio Sergio + 3’ – la Dda non ci ha ancora consegnato tutte le bobine con le registrazioni”. Per questo motivo il Tribunale di Marsala ha rinviato il processo al 5 ottobre. Alla sbarra sono il 46enne pastore pregiudicato salemitano Sergio Giglio, Ugo Di Leonardo, di 74, ex geometra del Comune di Santa Ninfa, incensurato, Giovanni Mattarella, di 50, commerciante mazarese, genero di Vito Gondola, e Leonardo Agueci, di 28, ragioniere incensurato di Gibellina. Dei quattro, solo Giglio è ancora in carcere. Di Leonardo è ai domiciliari, mentre Mattarella e Agueci, accusati “solo” di favoreggiamento, sono in libertà. Intanto, il 14 settembre inizierà il processo al più noto tra i personaggi coinvolti nell’operazione “Ermes”, che il 3 agosto 2015 consentì di smantellare l’ultima rete di “postini” secondo l’accusa al servizio del superlatitante Matteo Messina Denaro. E a capo di questa rete ci sarebbe stato il 78enne boss mafioso mazarese Vito Gondola, il cui procedimento giudiziario era stato finora in stand by per gravi problemi di salute. Per i medici legali, però, l’anziano capomafia, attualmente agli arresti domiciliari, può presenziare in dibattimento. Mercoledì, quindi, si comincia. Vito Gondola, soprannominato “Coffa”, sarà difeso dall’avvocato Walter Marino. Dalle indagini, svolte da polizia e carabinieri con il coordinamento della Dda, è emerso che lo smistamento dei “pizzini” avveniva in due masserie nelle campagne di Mazara e Campobello di Mazara, una di proprietà di Gondola, l’altra del salemitano Michele Terranova. Matteo Messina Denaro, sempre più solo, si sarebbe rivolto a Gondola dopo l'arresto della sorella Patrizia e del nipote Francesco Guttadauro. Rigide le regole imposte sulla comunicazione: i messaggi dovevano essere letti e distrutti e le risposte dovevano giungere entro termini prefissati, al massimo 15 giorni. Le intercettazioni hanno svelato che era Gondola ad occuparsi della distribuzione dei biglietti arrivati dal latitante. Destinatari: una rete di dieci persone. E in attesa della consegna, il vecchio mafioso nascondeva i pizzini sotto un masso. L’indagine è stata la naturale prosecuzione di “Golem I e II” e “Eden I e II”, che avevano già colpito la rete di fiancheggiatori e parenti del latitante. La masseria-ovile centro di smistamento dei pizzini è stata tenuta sotto controllo giorno e notte con sofisticatissime telecamere piazzate sugli alberi e con registratori sotto terra. Lo scorso 2 maggio, pene esemplari sono state inflitte dal gup di Palermo Walter Turturici a sei dei personaggi coinvolti nell’operazione “Ermes”. A 17 anni sono stati condannati il partannese Giovanni Domenico Scimonelli, il presunto capomafia di Salemi Michele Gucciardi e Pietro Giambalvo, uomo “d’onore” della “famiglia” di Santa Ninfa. A 13 e 12 anni, invece, Vincenzo Giambalvo e Michele Terranova. Per favoreggiamento, infine, 4 anni di carcere sono stati inflitti al mazarese Giovanni Loretta.