C’era una volta l’Ospedale a Salemi. Con la “O” maiuscola. Con quasi tutti i reparti, che una struttura sanitaria deve possedere per fregiarsi di questo “titolo”. Medicina, Chirurgia, Pediatria, Anestesia e Rianimazione, Cardiologia, Maternità ( sono tantissimi in provincia e fuori a risultare essere nati a Salemi!), Urologia, Ortopedia, Pronto Soccorso, Farmacia, ecc. Altri tempi.
L’attuale struttura ospedaliera fu realizzata negli anni '70. Ma la città, unica tra i comuni medio-piccoli della provincia, può vantare di avere avuto un Ospedale già molto prima. Non a caso porta ancora il nome dell’ultimo re d’Italia, Vittorio Emanuele III. Nessuno, in piena Repubblica ha provveduto a ribattezzarlo. In compenso hanno lavorato di fino per ridimensionarlo, depotenziandolo, goccia dopo goccia come una tortura cinese, fino all’attuale declassamento. Neanche il disastroso terremoto del 1968, era riuscito a distruggerlo! Come contenuti, s’intende. Reso inutilizzabile come struttura fisica perché posto all'interno del centro storico cittadino.
Fu deciso infatti che ne sorgesse una nuova in periferia, nelle immediate vicinanze della nuova zona di espansione urbana.
Un presidio sanitario da salvare a tutti i costi non solo per le nobili origini, ma perché considerato soprattutto indispensabile, situato com’era nella parte centrale di una zona ad altissimo rischio sismico e dissesto idrogeologico.
Intervenne un decreto del Presidente della Repubblica del tempo. La missione da assolvere importantissima: essere al servizio di un vasto bacino potenzialmente soggetto a terremoti e frane.
Una storia a parte, quindi, quella del nosocomio di Salemi. Che niente aveva a che vedere con la rete della Sanità nazionale. E che per questo motivo avrebbe dovuto avere un destino diverso da quello che invece gli è stato irriverentemente e sconsideratamente riservato. Trattato come un ospedalicchio qualsiasi di un qualsiasi paesino sperduto di provincia.
Frutto di un decreto presidenziale, come si è detto, ma sul piano pratico anche di un accordo tra la DC dei potenti andreottiani del tempo e i miglioristi di Napolitano, che avevano la loro roccaforte in quel di Santa Ninfa.
Un Presidio Ospedaliero moderno e costoso, costituito da un edificio principale, a cinque livelli e da un altro edificio secondario, a due livelli, posto a quota più elevata rispetto al primo, e collegato a quest'ultimo mediante un percorso aereo.
Una struttura da tanti invidiata, anche per la presenza di un personale qualificato professionalmente e moralmente. E anche perché occasione di assunzioni talora clientelari e di carriere di primari non sempre lineari! Fatte le sempre solite eccezioni, ovviamente!
In verità, le sorti dell’Ospedale cominciarono a vacillare già alla fine degli anni novanta. Un inarrestabile stillicidio “fughe” di cervelli, di scambi non sempre onorevoli e di etere notizie e smentite circa il pericolo di una chiusura, con un indecoroso gioco di parole per nascondere la realtà. Giochi politici, si disse. Qualcuno lanciò, inascoltato l’allarme.
Ma nessuno innalzò le barricate. Come avvenne in tante altre realtà dell’Isola. Politici, sindacati, le tante associazioni ( sono quasi un centinaio in città) avrebbero dovuto spingere alla mobilitazione. Calma piatta, invece. Un penoso viatico durato un ventennio che ha condotto all’inevitabile e triste epilogo di oggi!
Il paradigma forse della parabola discendente di qualche personaggio che dalla struttura tanti benefici politici e non solo ne trasse nel corso di un trentennio.
Oggi il declassamento sia pure mascherato con il formale logo di "Ospedali riuniti Sant'Antonio Abate". Finito, dopo pochi mesi, l’idillio con Marsala e tanto propagandato! Manuale Cencelli, sempre attuale! Nessun taglio del Pronto Soccorso,quindi, come riportato erroneamente da più parti! Come si fa a tagliare qualcosa che non esiste?
L’Ospedale aveva subito infatti subito il primo formale declassamento quando 5 anni addietro veniva trasformato in PTA (Presidio Territoriale Ambulatoriale) e il Pronto Soccorso diventava solo un PTE (Presidio Territoriale Emergenziale).
"Ma a Salemi – ha spiegato l’assessore Baldo Gucciardi - verranno mantenuti reparti che invece non saranno presenti a Trapani: è il caso della geriatria, della lungodegenza, della riabilitazione e l'Hospice".
Mentre diventano presidi ospedalieri di base quelli di Alcamo, Castelvetrano, Marsala e Mazara del Vallo.
Non rimarrà nemmeno il PTA?
A sentire il manager dell’Asp De Nicola che ha dichiarato che “il Sant’Antonio Abate viene designato ‘Spoke di primo livello’, mentre sono confermati tutti gli altri, con Salemi che diviene luogo di elezione per la lungodegenza, con l’hospice e la neuroriabilitazione, e la conferma delle discipline di medicina e di chirurgia”, parrebbe di no. Qualcuno ha sostenuto cinicamente che la conferma di queste discipline porterà un ulteriore benessere economico alla città.
Si fa un largo uso di termini inglesi ( hub, spoke) preso a prestito da quella delle compagnie aeree, con questa nuova rete ospedaliera. Quasi a volere spazzare preventivamente ogni sorta di diffidenza -assicura Gucciardi- essa non nasce “dall'esigenza di risparmiare o tagliare risorse finanziarie, ma da quella ben più importante di assicurare a tutti i cittadini, ovunque si trovino, una tempestiva ed efficace assistenza, specie nelle ipotesi di patologie acute gravi, a tutela della loro vita e della loro salute". Una “excusatio non petita” , che potrebbe essere rivelatrice.
In Sicilia ci saranno tre mega ospedali (Hub), quindici un po' più piccoli (detti Spoke), 23 presidi ospedalieri di base, 7 ospedali in zone disagiate e tre ospedali di comunità. Entra in piena funzione la creazione degli "ospedali riuniti”.
Quello di Salemi, come si è detto, farà parte degli “Ospedali Riuniti S’Antonio Abate di Trapani”.
E’ bene sottolineare che siamo in presenza, al momento, solo dello "scheletro” e che manca un provvedimento legislativo. Ci sono, nel frattempo, sindaci del Pd come Rosario Lapunzina di Cefalù e Magda Culotta di Pollina che hanno chiesto all'assessore di ripensarci. Al loro fianco si è schierata il capogruppo del Pd all'Ars, Alice Anselmo.
Aspettiamo adesso di vedere che tempo impiegherà il governo regionale a concretizzare questo nuovo sistema, che a prima vista, ci è sembra essere fondato sull'emergenza e sui tempi d’intervento. Le ambulanze medicalizzate in questo senso assumono un’importanza fondamentale e vitale. Per Salemi ne sono previste due. Una domanda, infine, viene legittima farla. Quale sarà il Pronto Soccorso di riferimento per i cittadini di Vita e Salemi colpiti da improvviso malore?
Franco Ciro Lo Re