Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
30/09/2016 07:00:00

Marsala, Carabiniere a processo per "concussione". Chiesta condanna a 2 anni

 Il pm Silvia Facciotti ha chiesto la condanna a 2 anni e 3 mesi di carcere per il maresciallo dei carabinieri Pasquale Nastri, sotto processo, in Tribunale, per concussione ai danni di una imprenditrice marsalese di 49 anni. Dopo la denuncia della donna, nel giugno 2014, il sottufficiale fu posto ai domiciliari. Ad arrestarlo, mentre la donna gli consegnava l’assegno (pare 2500 euro), furono i suoi stessi colleghi della Compagnia di Marsala. Nel corso del processo, Nastri ha convincere i magistrati che la sua fu solo una richiesta di prestito, non concussione. “Avevo una situazione economica disastrosa – ha dichiarato Nastri - La cessione del quinto dello stipendio l’avevo già fatta e mi doveva fare un prestito di 12 mila euro Angelo Russo. Poi, però, ciò non avvenne perché lui non incassò. Perciò, chiesi il denaro alla signora che venne a sporgere denuncia, alla quale dissi che mia figlia aveva problemi di salute, anche se non era vero. Mentre si stendeva la denuncia per danneggiamento (di un vigneto, ndr) – ha continuato l’imputato - la signora mi raccontava di stalking subito dall’ex marito, di una sua malattia e delle cure che stava facendo. Io gli parlai di mia figlia, ma dissi una bugia”. La richiesta avrebbe fatto temere a S.L.M. che in caso di diniego la sua denuncia non sarebbe andata avanti. Un timore che sarebbe stato alimentato dal comportamento dello stesso Nastri, che dopo aver assicurato alla donna il suo interessamento, pochi giorni dopo l’avrebbe contattata telefonicamente per dirle che “non aveva avuto tempo” e che la denuncia era ancora nel suo cassetto. Aggiungendo che avrebbero potuto concordare la strategia investigativa quando si sarebbero rivisti per sistemare “l’altra cosa”. Sull’indagine, nel processo, ha riferito il capitano Danilo D’Angelo. L’ufficiale ha parlato della telecamera piazzata per filmare la “trappola” tesa al sottufficiale e delle “cimici” per registrare la conversazione. L’imprenditrice non si è costituita parte civile. Nel processo, comunque, è “parte offesa” e ad assisterla è l’avvocato Arianna Rallo. A difendere Nastri è, invece, l’avvocato Peppe Ferro di Gibellina.