Prima c'era stata la condanna a morte di Totò Riina, intercettato in carcere mentre parlava Alberto Lorusso. Poi le dichiarazioni del pentito Vito Galatolo che ha raccontato i dettagli del progetto di attentato con l'arrivo in città di oltre 150 kg di tritolo, giunti direttamente dalla Calabria. Un ordine di morte mai revocato e giunto direttamente da Matteo Messina Denaro, con una lettera inviata ai boss palermitani, in cui si spiegava che il pm che indaga sulla trattativa Stato-mafia andava fermato perché "era andato troppo oltre" e che i mandanti "erano gli stessi di Borsellino".
Adesso c'è un nuovo allarme sicurezza in quanto ci sarebbero nuove intercettazioni che hanno innescato l’esigenza di valutare anche un trasferimento per motivi di sicurezza. Il magistrato palermitano, dopo una nota inviata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi al Csm, è stato convocato a Palazzo dei marescialli. Di Matteo, il cui livello di scorta è ai primi livelli in Italia con l'assegnazione, dopo una lunghissima attesa, anche del bomb jammer, ha avuto un lungo colloquio con il vice presidente Giovanni Legnini e poi è stato ascoltato dalla Terza Commissione. Un'audizione in cui si è discusso dei fatti che comporterebbero un aggravamento dei rischi relativi alla sua sicurezza, che sarebbero emersi proprio dalle recenti intercettazioni.
Secondo indiscrezioni l’ipotesi a cui starebbe lavorando il Csm è un trasferimento per ragioni di sicurezza, forse alla Procura nazionale antimafia e Di Matteo non si sarebbe pronunciato sulla possibilità di accettare il trasferimento né avrebbe espresso preferenze su eventuali sedi.
La Commissione tornerà a sentire il magistrato nelle prossime settimane, dopodiché prenderà una decisione.