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24/10/2016 06:25:00

Il sistema Saguto, i due giudici trasferiti a Marsala. E quel terreno a Salemi...

 C'è anche un terreno di Salemi a fare da sfondo alla rete di affari dei personaggi coinvolti nello scandalo della gestione dei beni sequestrati  da parte della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, diretta da Silvana Saguto.

Infatti, nelle indagini della Procura di Caltanissetta, spunta il caso del docente universitario Luca Nivarra, ordinario di diritto privato ed ex presidente dell’Accademia di Belle arti di Palermo, che è indagato per truffa, in concorso con l’amministratore giudiziario Walter Virga.
Virga sulla carta lo avrebbe incaricato di svolgere una serie di consulenze legali per la gestione del patrimoniodei beni sequestrati a Rappa. Consulenze da 45 mila euro in totale, secondo l’accusa, che non sarebbero state mai svolte. Gli investigatori della guardia di finanza hanno scoperto che nel 2006 il padre di Walter, all’epoca presidente della sezione Volontaria Giurisdizione del tribunale di Palermo, aveva nominato Nivarra per la gestione di un grande patrimonio immobiliare (53 immobili e 100 ettari di terreno a Salemi appartenenti a tale Baldassare Sapuppo). In quei mesi, Walter Virga stava concludendo il dottorato di ricerca proprio con Nivarra. Per quell’incarico di Virga padre, il docente incassò quasi 100 mila euro. Lo scambio di favorì proseguì con un altro incarico per Walter Virga, come docente di diritto, legislazione ed economia dello spettacolo all’Accademia di Belle Arti. Neanche a dirlo, tre anni fa, arrivò primo alle selezioni. Nove mesi dopo quel riconoscimento, Nivarra veniva nominato nell’amministrazione Rappa...

Altri due magistrati coinvolti nell'inchiesta, Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte, sono stati trasferiti d'ufficio dal Csm. Oltre ad abuso d’ufficio e rivelazione di notizie riservate per Fabio Licata, ex giudice a latere di Silvana Saguto, è spuntato un terzo capo d’imputazione: falso materiale per aver appunto falsificato la firma della presidente Saguto in tre procedimenti, per coprire le sue assenze mentre da registro risultava in servizio. «Sto facendo la liquidazione di Italgas…Tu oggi sei in servizio o sei in ferie?» chiede Licata al telefono alla Saguto. «Sono sfuggitiva ma non in ferie», risponde la presidente che quel giorno era a Milano per una dimostrazione culinaria del figlio, ma formalmente in servizio.
«Vabbè, allora ci posso mettere il depositato oggi», replica Licata che lo stesso giorno deposita gli atti con la firma della Saguto. Un modus operandi che i pm di Caltanissetta avrebbero accertato anche in altri due procedimenti. L’ex giudice della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, trasferito d’ufficio dal Csm a Patti, è accusato anche di rivelazione di notizie riservate: secondo l’accusa, avrebbe saputo dal sostituto procuratore Dario Scaletta della trasmissione a Caltanissetta dell’inchiesta palermitana sull’amministratore Walter Virga, la genesi del caso Saguto, e l’avrebbe comunicata alla sua collega presidente di sezione

Undici le nomine fatte da Lorenzo Chiaramonte, giudice a latere della Saguto, al suo grande amico, l’avvocato Antonino Ticali, sulle quali la procura di Caltanissetta contesta il reato di abuso d’ufficio. Un rapporto molto stretto quello fra Chiaramonte e Ticali. Che, secondo i pm nisseni, sarebbe all’origine degli undici incarichi, firmati tutti da Chiaramonte come giudice delegato. Pur essendo l’incarico di amministratore giudiziario una decisione collegiale, fu lo stesso Chiaramonte a far intendere in un colloquio con il marito della Saguto, Elio Caramma, che era lui stesso a decidere chi nominare, tanto da arrivare a dire, riferendosi ad un terzo professionista: «Io quello non l’ho mai nominato perché non mi faceva molta simpatia». Una discrezionalità che per i pm nisseni è quella che ha favorito Antonino Ticali. Come per Licata, anche per Lorenzo Chiaramonte è scattato il trasferimento d’ufficio da parte della prima commissione del Csm che lo ha destinato a Marsala.