Spunta anche il porto di Trapani nella rete delle nomine di Silvana Saguto. Spulciando tra le carte dell'ordinanza che dispone il sequestro di alcuni beni nei confronti del magistrato e dei suoi più stretti collaboratori emerge anche un episodio particolare. Nel decreto di sequestro firmato dai pm di Caltanissetta nei confronti della cricca di venti indagati che “gestiva” a Palermo i beni confiscati alla mafia (il 50% di tutto il Paese), le intercettazioni del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza svelano la rete di amicizie e di presunte coperture istituzionali su cui giudici, avvocati, cancellieri,
docenti universitari, ma anche un prefetto e un funzionario della Dia potevano contare per alimentare la giostra familistica e clientelare degli incarichi giudiziari con al centro Silvana Saguto, “la regina incontrastata”, come la definisce l’ex prefetto Francesca Cannizzo.
Saguto ad esempio è strettissima con l'attuale procuratore di Roma, Pignatone. E quando sa di essere al centro delle indagini, prevedendo conseguenze disciplinari, chiede consiglio per la nomina di un difensore al Csm: “Ci devi pensare, sei il mio referente, mi devi dire chi devo prendere, che devo fare, tutto tu mi devi dire”. E deve essere “un poco carismatico”, perché quello che in passato le aveva suggerito Lo Voi “era un poco moscio”: “poi andò bene, ma mi sono autodifesa, praticamente’’. Pignatone è indicato come il suo “referente”, e quando si tratta di nominare su richiesta di Raffaele Cantone, un commissario al Porto di Trapani, la Saguto chiama l’avvocato Roberta Pezzano, amica di famiglia del procuratore di Roma, comunicandole che avrebbe designato il marito: “Ho una persona, ho detto è amica di Pignatone, quindi, mia amica" proponendo anche la nomina del marito Gaetano Tagliavia nella commissione di vigilanza sul porto. “C'è un'opportunità di lavoro – spiega Silvana Saguto – che parte da Cantone attraverso il Prefetto di Palermo che deve nominare tre commissari che si intendano di porto, di cose di navi, di queste cose qua, e voleva nominare mio marito e gli ho detto di tuo marito”. Ma la Pezzano esprime subito i propri dubbi: “Non so se lui è... all'altezza”. Ma la Saguto la rassicura: “Ma all'altezza non sarà neanche Lorenzo, lo possono fare sicuro tutti e due...devono continuare... devono vigilare sull'organo che fa questi lavori perché c'è il sospetto di corruttela”.
Contina Saguto al telefono: “Ho detto (all'ex prefetto Cannizzo, ndr) io ci ho una persona a prescindere, ho detto è amica di Pignatone, quindi, una mia amica, il marito di una mia amica”. Un riferimento, quello all'amicizia tra la coppia Pezzano-Tagliavia e l'attuale procuratore capo a Roma, che ha infastidito la donna: “Non gradii – dice agli inquirenti la Pezzano – anzi, mi diede particolarmente fastidio che il nome di mio marito fosse affiancato al nome di Pignatone, perché ritenevo che l'abbinamento fosse finalizzato ad accreditare mio marito e perché pensavo che l'affezione profonda che lega la famiglia di Pignatone alla mia non potesse essere piegata per fini utilitaristici. Credo – ha poi aggiunto la Pezzano – che anche il nome di mio marito sia stato usato strumentalmente e sia servito, per la nostra vicinanza a Pignatone, ad accreditare l'iniziativa e forse la stessa figura della dottoressa Saguto”.
Ma allla fine, tanto rumore per nulla. Dopo queste interlocuzioni fitte, si scopre che la Cannizzo fin dall'inizio non aveva la competenza su queste nomine: “C'è un'incompetenza quanto una casa – spiega il prefetto alla Saguto – quelli mi fanno ballare appena faccio un provvedimento del genere”. “Peccato, quindi salta tutto” si rammarica la presidente della Sezione...