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08/11/2016 06:25:00

Marsala. Antimafia e fuffa. L'associazione antiracket "scomunicata" da Manfredi Borsellino

Anche al figlio di Paolo Borsellino l’associazione antiracket di Marsala sa un po’ di fuffa.
Il vice questore Manfredi Borsellino, il figlio del magistrato ucciso in via D’Amelio assieme alla scorta il 19 luglio 1992, è intervenuto, lapidario, nei giorni scorsi sull’associazione antiracket di Marsala di cui tante volte si è occupato Tp24.it. L’associazione antiracket e antimafie “Paolo Borsellino Onlus” è un qualcosa di singolare e bizzarro nel panorama delle associazioni antimafia, dedita più che all’attività antimafia a quella di costituirsi parte civile nei processi alle cosche di tutta Italia senza una concreta attività sul territorio.
"Diffido l'associazione antimafia e antiracket di Marsala, che sembra particolarmente impegnata sul fronte delle costituzioni di parte civile nei processi contro la criminalità organizzata, a utilizzare il nome di mio padre Paolo Borsellino”, ha detto all’Ansa il vice questore Manfredi Borsellino. "Solo oggi - spiega Manfredi Borsellino - ho appreso da fonti d'informazione telematiche dell'esistenza dell'associazione Paolo Borsellino onlus. Diffido pubblicamente i suoi promotori e fondatori, persone peraltro a me e alle mie sorelle sconosciute, dal continuare a utilizzare indebitamente il nome di nostro padre. Non abbiamo mai dato alcuna liberatoria". Parole molto forti che arrivano dal figlio del magistrato ucciso nella strage di Via D’Amelio e sollevano ancora più dubbi sull’associazione, sulla concretezza dell’attività antimafia che (non) fa nei territori in cui dichiara di avere sedi legali e in cui si costituisce parte civile.
Si tratta di una creatura che nasce dalla trasformazione dell’associazione antiracket di Marsala. E’ presieduta da Antonino Chirco da un paio d’anni, che ogni tanto tenta di spiegare le cose, ma con scarsi risultati. Il dominus dell’associazione però è l’avvocato Peppe Gandolfo, a cui l’associazione affida gli incarichi di girare in lungo e in largo i tribunali di tutta Italia lanciandosi nel business della costituzione di parte civile nei processi contro la criminalità organizzata. Un’associazione nata a Marsala che si fionda sul processo “Mafia Capitale”, sul processo “Aemilia” quello sulle 'ndrine in Emilia Romagna, che tenta il colpaccio anche al processo sulla Trattativa Stato-mafia. Senza che, però, è stata mai fatta attività sui territori in cui nascono quei processi.
La strategia è stata semplice. Il raggio d’azione con l’associazione antiracket era limitato, qualche processo per usura, ma niente di che. E così, l’associazione antiracket di Marsala, un bel giorno, nel 2014, decide di cambiare nome. L’antiracket e Marsala stanno stretti, i processi sull’usura sono pochi in città, e scarseggiano quelli contro le cosche locali. Allora ci si attiva per “ampliare gli orizzonti”. Proprio così lo chiamò il processo di trasformazione il professore di educazione artistica Enzo Campisi, colui che si definì “artefice della trasformazione”. Si pensa ad una rivoluzione dello statuto, a cominciare dal nome. Non si chiamerà più associazione Antiracket di Marsala, ma “Associazione Antiracket e Antimafie Paolo Borsellino Onlus”. Tutto quadra. Le mafie, non più la mafia, consente di far rientrare nella lista i processi contro le ‘ndrine di tutta Italia, o le associazioni criminali ibride, come Mafia Capitale. Nel nuovo statuto dell’associazione, poi, spuntano sedi fittizie in tutta Italia. Al processo sulle Ndrine in Emilia Romagna l’associazione riesce a costituirsi parte civile, anche il più attento dei giudici potrebbe sentirsi in imbarazzo a rifiutare la richiesta di un’associazione che porta il nome di un eroe della lotta alla mafia. Infatti riescono a farsi riconoscere un risarcimento di 20 mila euro. Il nome di Paolo Borsellino mette d’accordo tutti. Ma non hanno fatto i conti, a quanto pare, con i figli di Paolo Borsellino, che, come detto da Manfredi Borsellino, non hanno mai dato il consenso ad utilizzare il nome del giudice ucciso dalla mafia. Un bel pasticcio per Peppe Gandolfo e i suoi. Già, perchè l’associazione è una sorta di comitato elettorale dell’avvocato. All’interno ci sono quasi tutti i suoi fedeli sostenitori che lo hanno seguito nella campagna elettorale del 2012, quando si candidò sindaco con Sel e Idv, tra le altre sigle, e poi lo hanno seguito nella “moda” dell’adesione al Movimento 5 Stelle di Marsala. E proprio il caso di questa bizzarra associazione antimafia è stato motivo di forti discussioni all’interno del Movimento. Un caso arrivato anche all’attenzione dei portavoce nazionali.Tant’è che nel corso di una riunione il senatore Maurizio Vincenzo Santangelo avrebbe detto ai responsabili dell’associazione di chiarire le cose, che non era opportuno far parte del movimento e dell’associazione.
Adesso è arrivata la diffida di Manfredi Borsellino.