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16/11/2016 06:20:00

Pescatori siciliani in allarme per le quote pesce spada. Si rischia la "Fishexit"

Il comparto della pesca siciliana da anni vive una crisi dalla quale è sempre più difficile trovare una via d’uscita. Per la Sicilia la pesca è il settore che potrebbe e dovrebbe essere fondamentale per l’economia e lo sviluppo dell’isola, ma che si ritrova con le imprese e le tante famiglie che traggono il loro sostentamento da questa attività pesantemente penalizzate. Purtroppo è chiaro che c’è una carenza della politica su questo fronte. La Regione siciliana non ha mai avuto una vera politica sulla pesca e i regolamenti in materia passano attraverso l’Unione europea, a volte troppo distante dalle singole esigenze territoriali. Non bastavano le quote tonno a limitarne le potenzialità e la crescita che una nuova tegola rischia di abbattersi sul comparto. E’ attesa, infatti, da tutto il mondo ittico, l’importante decisione sulle quote del pesce spada che sarà presa in questi giorni in Portogallo, dove si è riunita, fino al 21 novembre, l’ICCAT, la Commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi e delle specie affini come spada e squali nell’oceano Atlantico e nel mar Mediterraneo, insomma, l’autorità europea in materia di pesca.

Le quote spada. L’introduzione di un sistema di quote per il pesce spada che ogni anno ne diminuirebbe il limite massimo, rientra nel piano d’emergenza «salva-spada» che è stato proposto dalla Commissione Europea. Gli ultimi 30 anni di sovra sfruttamento - secondo i dati scientifici - hanno ridotto del 70% la popolazione di pesce spada e secondo quanto afferma il Wwf bisogna intervenire con un progetto di recupero per evitare l’estinzione della specie. Una proposta contro la quale si sono schierati i pescatori italiani pronti a combattere contro questo metodo per la salvaguardia del pesce spada. L’Italia è al primo posto tra i paesi produttori europei  e la riduzione delle quote-pesca rappresenta un danno enorme sul piano economico e occupazionale, soprattutto per la Sicilia, dove è certamente una nicchia di produzione e in quanto tale, dovrebbe essere tutelata e difesa. L’introduzione di apposite quote pesca da applicare all’ambito del Mediterraneo, andrebbe regolamentata con le reali esigenze produttive e occupazionali del comparto ittico locale, soprattutto in quei territori, come la Sicilia, dove rappresenta un’economia fondamentale.

La controproposta dei pescatori - Secondo le organizzazioni dei pescatori, Federcoopesca ma anche Coldiretti, il sistema delle quote produrrà solo precarietà e fuoriuscita dal mercato di aziende e lavoratori come è avvenuto per il tonno. Meglio adottare altre misure per proteggere uno stock altamente sfruttato, come le chiusure spazio-temporali, la ridefinizione degli attrezzi da pesca, introduzione di sistemi di tracciabilità e regole per la pesca non professionale. In definitiva, vengono auspicati interventi di miglioramento sugli strumenti di tutela che già esistono e non la restrizione di un mercato, che significherebbe l’indebolimento di un settore economico, che in passato, come già accaduto, ha alimentato un sistema in cui pochi guadagnano tanto, mentre la maggioranza dei pescatori, e tra questi quelli siciliani, vengono ridotti alla fame.

I numeri della pesca del pesce spada - Tra ambientalisti e pescatori italiani si sta delineando una nuova battaglia e dopo il il tonno rosso, il motivo del contendere sarà il pesce spada. In Italia per numero di imbarcazioni e produzione c’è la flotta più grande di tutta l’Unione Europea. Il 50% del pesce spada pescato in Europa, 5 mila tonnellate ogni anno, rappresentano un patrimonio che non può essere perso. Per Federcoopesca se dovesse passare il Piano Ue si rischia la ‘fishexit’, una vera disfatta, e per il 90% degli pescatori questa è un’ennesima invasione di campo comunitaria nel diritto di impresa. E sono gli stessi operatori della pesca che ricordano che già da anni l’Italia si è attivata per la tutela del pesce spada con l’introduzione di un periodo di fermo pesca e con una limitazione sulla taglia minima da pescare, 140 centimetri spada inclusa.

Contrari alle quote: Giovanni Tumbiolo - Si dice contrario alle quote europee del pesce spada anche il presidente del Distretto della Pesca di Mazara del Vallo, Giovanni Tumbiolo: « La gestione delle quote del tonno rosso ha penalizzato l’Italia e, principalmente, la Sicilia. Se anche per il pesce spada si dovesse adottare questo provvedimento sarebbe una iattura perché già la pesca soffre per molteplici aspetti. Sono assolutamente contrario al sistema delle quote. Quelle del tonno rosso non hanno portato a nulla e non vorrei che succedesse anche per il pesce spada. Non so se il provvedimento sarà varato ma nel caso che lo fosse non mancherebbero le proteste. Bisogna costituire piani di gestione con le comunità regionali, l’alternativa è questa ma aggiungerei anche intraprendere anche un dialogo con i Paesi del Mediterraneo. L’Europa deve fare questo ed è il suo compito. Deve fornire un piano di gestione complessivo diretto a noi ma anche ai nostri dirimpettai. Se dovessero essere approvate le quote spada sarebbe drammatico. Purtroppo l’Italia non ha quel peso specifico politico che dovrebbe avere. Se le quote del pesce spada saranno adottate in Sicilia ci sarà una grave perdite di operatori in questo settore storico della marineria siciliana che, ricordiamo, ha anche una lunga tradizione che si tramanda da padre a figlio».

Contrari alle quote: Michela Giuffrida - E sulla prospettiva delle quote spada ha detto la sua Michela Giuffrida, eurodeputato del PD e membro della Commissione agricoltura a proposito del Consiglio europeo dell’Agricoltura e Pesca, dicendosi contraria e vicina alle posizioni degli operatori della categoria:
“L’attenzione deve restare alta anche in questo dibattito sulla semplificazione della politica comune per la pesca e sulle quote per il pesce spada. Come nel caso del tonno rosso rischiamo infatti di penalizzare i pescatori e chi legittimamente vive di quelle risorse. Un piano europeo deve tenere in considerazione anche e soprattutto le esigenze di sopravvivenza del settore. Proprio sulla riforma della politica comune della pesca sto promuovendo una dichiarazione scritta che impegni l’Unione a trovare una via per la semplificazione, promuovendo un dialogo serrato ed efficace tra gli Stati membri. Siamo quindi totalmente contrari alla miope proposta di diminuire annualmente le quote di spada pescabile che si sta facendo strada con incontro dell’Icaat. Non è la soluzione giusta, come diciamo da tempo, essendo al fianco delle organizzazioni di categoria che su questo hanno da molto lanciato l’allarme".