I partiti, i movimenti e le liste civiche in Città non hanno speso il becco di un quattrino alle ultime elezioni amministrative. O quasi. Lo dice, nero su bianco, il Collegio di Controllo sulle spese elettorali presso la sezione regionale siciliana della Corte Dei Conti.
OMISSIONI, IMPRECISIONI, INCONGRUENZE – “Dall’esame dei rendiconti – scrivono i giudici contabili – presentati dalle formazioni politiche partecipanti alla competizione elettorale, nella maggior parte dei casi si è rivelato privo di elementi sufficienti a consentire un adeguato controllo, essendo emerse incongruenze, imprecisioni e omissioni”. La situazione diciamo 'nebulosa', per usare un eufemismo, emergerebbe dal referto sui conti consuntivi, relativi alle spese per la campagna elettorale e correlate fonti di finanziamento delle formazioni politiche che hanno partecipato alle consultazioni elettorali del 24 e 25 maggio 2014, per il rinnovo delle cariche di Sindaco e di Consigliere comunale.
PARTITI: CAMPAGNA ‘NO COST’ – Fare campagna elettorale a Mazara, per diventare sindaco o consigliere comunale, non sarà stato ritenuto un ‘buon affare’ per i partiti, se, quasi tutti con sole due eccezioni, hanno deciso di investire zero euro per sponsorizzare i propri candidati. La normativa (legge n. 96 del 2012), infatti, mira a rendere trasparenti le spese effettuate dai gruppi ed organizzazioni politiche per garantire che le norme sul finanziamento pubblico dei partiti, ed assimilati, non siano violate. “In particolare – il Collegio di Controllo – ha rilevato che talora i rappresentanti delle formazioni si sono limitati ad inviare mere dichiarazioni, con le quali hanno attestato di non aver percepito finanziamenti esterni”.
IL CONTROLLO CON LE ‘ARMI SPUNTATE’ – “Il Collegio – affermano nella deliberazione (119/2016) dei mesi scorsi – in assenza di strumenti normativi idonei a verificare sul piano sostanziale l’effettiva insussistenza dei finanziamenti o la veridicità delle dichiarazioni, si è dovuto limitare a prendere atto delle dichiarazioni rese dagli stessi soggetti sottoposti a controllo”. E, a seguire: “sul versante della spesa, l’attività di controllo, è stata esercitata sulla regolarità formale della documentazione pervenuta; nei casi di dichiarazioni negative di spesa, non si è potuto che prenderne atto, non sussistendo alcun ulteriore potere istruttorio”. Il Collegio ha rilevato, inoltre, “l’assenza di dettagli concernenti le fonti di finanziamento delle spese elettorali, ovvero l’incompletezza della sezione del rendiconto relativa all’esposizione delle entrate”.
SOGGETTI RETICENTI – “Per le considerazioni suesposte e per le difficoltà applicative, emerse anche per la reticenza dei soggetti sottoposti a controllo, il Collegio ha dovuto constatare la sussistenza di limiti e criticità sull’effettività degli esiti di siffatta funzione, fortemente compressa da strumenti inidonei a consentire riscontri di veridicità sulle dichiarazioni rese”.
COSA DICE LA LEGGE – La legge (n. 96 del 2012) nel richiamare l’applicazione degli obblighi di trasparenza e di rendicontazione previsti per le campagne elettorali, ha voluto, mantenere una distinzione, sui controlli, tra le spese elettorali dei singoli candidati al Consiglio ed alla carica di primo cittadino, e quelle dei partiti, movimenti, liste civiche ed altri gruppi politici. C’è, pertanto, una netta separazione tra l’obbligo di rendicontazione della formazione politica e quello del singolo candidato. I controlli, in pratica, sono affidati a due distinti organi. Le verifiche sui rendiconti presentati dai singoli candidati, infatti, spettano per legge alla Corte di Appello del capoluogo di regione e sono esercitate da un apposito ‘Collegio regionale di garanzia elettorale’.
I PIU’ TRASPARENTI – Il Movimento Cinque Stelle e la lista civica ‘Frazzetta sindaco’ sono state le uniche formazioni politiche a snocciolare qualche spesa. I grillini hanno trasmesso la relazione sulle elezioni amministrative 2014; il rendiconto entrate/uscite della lista comunale M5S; l’estratto conto bancario ‘riassunto a scalare’ ed i movimenti del ‘conto bancario’; inoltre, risulta che la lista non ha ricevuto finanziamenti e contributi per la campagna elettorale, ma solo donazioni da candidati e simpatizzanti. I ‘frazzettiani’ hanno trasmesso “al Collegio, il rendiconto – si legge nella relazione dei controllori – a firma del candidato sindaco (Roberto Frazzetta), con l’indicazione delle relative spese per 11.382 euro, ma privo della relativa documentazione a supporto (fatture, ricevute, ecc.). È pervenuta, inoltre, una dichiarazione del rappresentante della medesima lista, dalla quale risulta che nessuna spesa è stata sostenuta e che nessun finanziamento o contributo è stato ricevuto o utilizzato.
Le altre 14 formazioni politiche: Partito Democratico; Unione di Centro; Nuovo Centro Destra; Futuristi; Liberi; Osservatorio politico; La Svolta; Mazara nel Cuore; Socialisti per Mazara; Libera Intesa; Insieme per Mazara; Voci Democratiche; Insieme si può e Diritto alla Città hanno dichiarato di “aver effettuato nessuna spesa e che nessun finanziamento è stato ricevuto o utilizzato”.
Alessandro Accardo Palumbo
Twitter: @AleAccardoP