Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
13/12/2016 06:30:00

Marsala, l'associazione antiracket ci ricasca. Borrometi: "Mai dato il consenso"

 Altra magra figura per la fantomatica associazione Antiracket di Marsala, quella famosa per la costituzione compulsiva come parte civile nei processi contro la mafia in giro per l'Italia.
Ieri abbiamo raccontato del tentativo di rifarsi il look dell'associazione che un paio d'anni fa ha cambiato nome in Associazione Antiracket e Antimafie Paolo Borsellino Onlus, che è presieduta da Antonino Chirco, ma il dominus rimane l'avvocato Peppe Gandolfo. L'associazione, dicevamo, ha tentato di ingaggiare testimonial antimafia in giro per l'Italia. Ha nominato presidente onorario Piera Aiello, cognata di Rita Atria, e cliente dell'avvocato Gandolfo. Lo stesso legale coordina poi i gruppi tematici di cui farebbe parte anche Paolo Borrometi, giornalista di Modica, da tempo sottoscorta per le minacce ricevute in seguito ai suoi articoli sulla mafia del ragusano e in particolare di Scicli.
“Mi hanno indicato tra i collaboratori dell'associazione, ma non ho mai dato il consenso”, lo ha detto  a Tp24.it lo stesso Borrometi, abbastanza infastidito dal vedersi iscritto nell'elenco dei collaboratori ai gruppi tematici a sua insaputa.
“Sì, ero stato contattato da Peppe Gandolfo, ho ringraziato per la considerazione ma ho chiesto di leggere prima lo statuto, il regolamento dell'associazione. Volevo capire di cosa si trattasse. Mi hanno mandato lo statuto la sera prima che rendessero noti i nomi. Non ho avuto neanche il tempo di capire che mi hanno inserito nel gruppo. Ho chiesto quindi di essere cassato dal gruppo. Non ho mai dato il mio consenso”.
L'associazione non attraversa di certo un buon momento. Le diverse inchieste di Tp24.it ne hanno fatto un caso nazionale, dato che si tratta di un'associazione che fa un utilizzo eccessivo della costituzione di parte civile nei processi per mafia ed estorsione in giro per l'Italia, pur non avendo mai rappresentato, aiutato o seguito un imprenditore vittima di estorsione a Marsala. Le denunce non sono rimaste inascoltate: Manfredi Borsellino ha negato all'associazione, primo caso in Italia, di utilizzare il nome del padre. Un precedente, seguito, adesso, per circostanze diverse, anche da Paolo Borrometi.
Manfredi Borsellino, nelle scorse settimane, aveva diffidato l'associazione ad utilizzare il nome del padre, perchè né lui ne i suoi familiari avevano dato il consenso. L'associazione aveva tentato di spiegare le cose qualche giorno fa. Prima dicendo che non c'era stata nessuna diffida da Manfredi Borsellino, che però aveva dichiarato tutto pubblicamente all'Ansa. Poi però confermando che effettivamente non c'era stato alcun consenso formale del figlio del giudice ucciso con la scorta nell'attentato di via D'Amelio.
Il caso dell'associazione antiracket di Marsala sta girando tra i tribunali. Infatti i primi magistrati cominciano a rifiutare la costituzione di parte civile dell'associazione, che ha sedi fittizie in diverse parti d'Italia (come del resto è meramente simbolica la sede presso il comando dei vigili urbani di Marsala).
Ad esempio sono stati esclusi dal processo Cemento del Golfo, perchè non è territorialmente competente. Lo sport di costituirsi parte civile per l'associazione però non ha confini, né geografici, né temporali.
Uno degli ultimi tentativi è quello di costituirsi parte civile nel procedimento che vede Matteo Messina Denaro accusato di essere mandante delle stragi del 1992.

La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio per Matteo Messina Denaro,ritenuto uno dei mandanti delle stragi in cui furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L'udienza preliminare è stata fissata per il 22 dicembre, davanti al giudice Marcello Testaquatra. Il provvedimento, e' stato notificato a Castelvetrano, alla madre del superlatitante dalla Direzione investigativa antimafia nissena, e segue quello con il quale lo scorso 22 gennaio il Gip aveva emesso nei confronti di Messina Denaro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, indicandolo come mandante delle stragi di Capaci e Via D'Amelio. Il superlatitante avrebbe ricoperto un ruolo centrale nella preparazione degli eccidi. 
Dopo l'ordinanza di custodia cautelare l'avvocato Gandolfo, per conto dell'associazione, si precipita e tenta di avviare le procedure per la costituzione di parte civile prima ancora che venisse emesso il rinvio a giudizio.
E' bene ricordare che solitamente vengono presi in esame alcuni requisiti per accettare la costituzione di civile. Come la territorialità, e qui tutte le associazioni potrebbero costituirsi parte civile. E poi il danno diretto che avrebbe avuto l'associazione dal reato compiuto da Messina Denaro, anche qui potrebbero costituirsi tutti i siciliani parte civile. Ma soprattutto per l'associazione essere danneggiata doveva esistere in quegli anni, e come sappiamo è stata creata nei primi anni 2000.
Il caso dell'associazione antiracket è diventato anche un caso politico, perchè molti dei suoi appartenenti fanno parte anche del movimento 5 Stelle di Marsala. In pratica sono le stesse persone che facevano parte del comitato elettorale di Peppe Gandolfo, e quando quest'ultimo è passato nei 5 Stelle tutto il suo gruppo è transitato nella corte grillina. Dopo gli ultimi scandali però anche esponenti nazionali del Movimento hanno chiesto spiegazioni e di fare in modo da non far fare brutte figure al Movimento.